Cornuti e mazziati

Sono un’insegnante della scuola primaria di 60 anni e scrivo per esprimere tutta la mia rabbia per l’ IN-DE-CEN-TE trattamento che viene e verrà riservato a me e a i miei coetanei.
La sensazione che provo al solo pensiero di dovere restare OBBLIGATORIAMENTE a scuola fino al compimento dei 67 anni (per ora) mi fa vivere questo periodo della mia vita in modo assolutamente INSOPPORTABILE, tanto che mi sento esattamente come una persona condannata all’ergastolo.
I nostri politici, non paghi di aver portato la quiescenza a un’età da BISnonni, per renderci la vita letteralmente impossibile, hanno: aumentato in maniera spropositata il numero di alunni per classe; hanno tolto le compresenze, nonostante nelle stesse vi siano sempre più casi DIF-FI-CI-LIS-SI-MI; si sono inventati: i PEI e i PDP per i BES, i DSA, gli ADHD; i registri elettronici senza fornirci PC decenti e relativi collegamenti funzionanti (la nostra dirigente pretendeva persino che portassimo il nostro notebook da casa); le attività laboratoriali (senza dare il materiale indispensabile per attuarli… naturalmente).
Le mie ex colleghe, in momenti mooolto meno complicati di questo, sono andate dignitosamente in pensione a 55-58 anni, cioè quando hanno sentito venir meno le energie, l’entusiasmo, la pazienza, la lucidità, la memoria INDISPENSABILI per svolgere questo delicatissimo lavoro.
Un altro paradosso è il seguente: in passato, chi aveva svolto con dedizione per un quarantennio il proprio servizio alle dipendenze dello stato, riceveva, oltre ai sacrosanti scatti d’anzianità, una specie di diploma di benemerenza e una medaglia d’oro, mentre noi, colpevoli solo di essere nati/e qualche anno dopo, dovremo dimostrare di essere perfettamente performanti, altrimenti… nisba, anzi …un bel corso d’aggiornamento a tot chilometri dal luogo di residenza.
Mi pare proprio un “ottimo trattamento”… non c’è che dire!
Un “ringraziamento di vero cuore e una “benedizione” a tutti i politici e politicastri che si sono susseguiti in questi ultimi tempi.
 
I lettori ci scrivono

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