Categorie: Alunni

Corsi di recupero, ormai si fanno solo nella metà degli istituti

Ogni anno che passa i corsi di recupero delle insufficienze si stanno rivelando è un vero flop. Stavolta la denuncia arriva dall’Anief, che fornisce dati sconfortanti: metà delle scuole non li attivano, e laddove vengono organizzati, i casi di pagamento da parte delle famiglie è raddoppiato in un anno. Per il sindacato autonomo, le indicazioni introdotte con l’articolo 2 dell’ordinanza ministeriale 92/2007, voluta dall’ex ministro Giuseppe Fioroni per fare in modo che alle istituzioni scolastiche superiori venga conferito “l’obbligo di attivare gli interventi di recupero” da destinare anche agli “studenti che riportano voti di insufficienza negli scrutini intermedi”, si sono piegate agli interessi ragionieristici del Ministero dell’Economia. Sino a trasformarsi in una debacle del servizio pubblico di recupero dei cosiddetti “debiti”.

Il fenomeno, sottolinea il sindacato, va di pari passo al crollo di tutte le attività extra-didattiche: dalle gite all’attività motoria pomeridiana, fino ai corsi di teatro, fotografia, lingua, recupero e di valenza sociale.

“Tutta colpa dei tagli al ‘Miglioramento dell’offerta formativa’ – ricorda il presidente Anief, Marcello Pacifico – attuati dai Governi nell’ultimo biennio: quest’anno il Miur ha stanziato per le scuole appena un terzo dei fondi del 2011 (da 1.480 a 521 milioni). Poi ci meravigliamo se i dati sull’abbandono scolastico rimangono elevati”.

Il sindacato cita una recente indagine del portale Skuola.net dal quale è emerso che nelle superiori in media a uno studente su due quest’anno non viene data la possibilità di frequentare i corsi di recupero, un dato raddoppiato rispetto a quello dello scorso anno. Altrettanto preoccupante, sottolinea l’Anief, è il fatto che anche laddove si svolgono i corsi, vi sono comunque tanti problemi organizzativi di cui fanno le spese gli alunni. Ma la notizia che fa più riflettere è che sono in sensibile crescita (l’11%, contro il 5% dello scorso anno) gli istituti che pretendono dei contributi per la frequenza. Il sindacato cita i casi di un liceo scientifico di Cosenza, dove il dirigente scolastico ha deciso di istituire solo lezioni di recupero a 7-8 euro l’ora, o di alcuni istituti di Bologna dove i corsi di recupero sono tenuti dagli alunni più bravi o dagli studenti universitari. La riduzione del Miglioramento dell’offerta formativa, sottolinea l’Anief, ha comportato anche tagli al Fondo d’istituto che va a retribuire, oltre ai corsi di recupero, anche le altre attività a supporto della didattica, come i corsi di teatro, fotografia, lingua, gite, progetti di valenza sociale come ad esempio quelli sul bullismo. E in prospettiva, concludono, andrà sempre peggio: “l’amministrazione scolastica, come ha confermato in questi giorni il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ha intenzione attraverso il rinnovo del contratto di trasformare il Fondo d’Istituto in un ‘tesoretto’ per il merito dei docenti. Perché la “vera intenzione dei nostri governanti – continua Pacifico – è quella di arrivare a pagare gli aumenti in busta paga, gli attuali scatti automatici, esclusivamente attraverso il Fis”. Uno scenario che, se davvero dovesse concretizzarsi, accontenterebbe davvero una ristretta cerchia di dipendenti. Aumentando il malcontento che già ora non è certo lieve.

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Alessandro Giuliani

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