Il Contratto di Lavoro è uno strumento del diritto civile che stabilisce i doveri del lavoratore, ma garantisce anche i diritti di coloro che prestano un servizio. Nella scuola oltre alla contrattazione nazionale, abbiamo la contrattazione d’istituto, che regola tutta la materia legata alle attività d’intensificazione di lavoro, lo straordinario e le attività extracurriculari. Insomma con la contrattazione d’istituto si può realizzare il cosiddetto Pof e concretizzare l’autonomia scolastica, che non è certo un’invenzione del Governo Renzi.
Il Contratto garantisce non solo i diritti del lavoratore, ma anche la democrazia della vita della comunità scolastica, regolandone i dinamismi interni. Il contratto della scuola rischia di essere svilito, svuotato del suo valore di mezzo di regolazione, secondo il diritto civile, dei rapporti di lavoro, se s’immagina di passare da visione collegiale dell’organizzazione didattica ed amministrativa della scuola ad una visione verticistica, dove il Dirigente Scolastico diventa una sorta di menager, che tutto fa ed organizza, sentito il collegio dei docenti.
La scuola è un organismo complesso che si avvale di organi collegiali: consiglio d’istituto, collegio dei docenti. Alla scuola è affidato non la produzione di prodotti manufatturieri, ma le menti e il mondo emotivo dei giovani. Ecco perché è pericoloso concepire il suo funzionamento con criteri aziendali e verticistici. È
vitale che tutte le sue componenti possano non solo esprimersi, ma partecipare alle decisioni.
Nell’ansia di razionalizzare le risorse umane della scuola, il Governo Renzi e le forze politiche parlamentari, non commettano l’errore di portare avanti una riforma che perda di vista la finalità ultima della scuola: formare cittadini consapevoli e liberi.
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