Come sempre, di fronte a un problema pesante, come quello denunciato dai prof universitari e sottoscritto dagli intellettuali italiani, secondo cui gli studenti non saprebbero più scrivere, si è aperto un dibattito; e come sempre il dibattito è strattonato da più parti e proprio da quegli stessi intellettuali che hanno firmato il proclama.
Se infatti per la scrittrice e insegnante, Paola Mastrocola, la colpa è tutta del “68: “Sull’onda del ’68 c’è stata un’ideologia contro la grammatica: si è preferito scegliere una didattica impostata sul gioco, sull’approccio concreto al sapere e non teorico. Nel liceo scientifico dove insegnavo avevamo smesso di fare il programma di letteratura perché dovevamo ricominciare con l’ortografia – dice Mastrocola – Alcune nozioni linguistiche vanno apprese nei primi anni della vita, alle elementari. Poi è molto difficile sradicare l’ignoranza. La grammatica è poesia ma abbiamo smesso di insegnarla”;
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per Massimo Cacciari, filosofo, le cause sono altre: “Chiariamo: la colpa non è degli studenti, né degli insegnanti, ma di chi ha smantellato la scuola disorganizzandola. […] L’impianto dei vecchi licei è stato smontato senza riflettere su quali competenze siano comunque basilari per qualsiasi corso di studi. Prima c’era il nucleo forte di materie come italiano, latino, storia e filosofia al classico, lo scientifico cambiava di poco con l’aggiunta di matematica. Adesso si taglia il latino, si taglia la filosofia, pilastri per un apprendimento logico. […] Sembra che l’unica cosa indispensabile sia professionalizzare, ma non si vuole capire che alla base di ogni apprendimento ci sono le competenze linguistiche”.
Chiara invece la posizione della politica: dare la croce ai governi precedenti: la destra alla sinistra e la sinistra alla destra, visto che “l’affaire” è antico, molto antico e di cui si parla da decenni, con la sua immancabile recrudescenza quando vennero introdotti gli esami per entrare nelle facoltà a numero chiuso. Furono i Rettori, allora, a lanciare l’allarme: la gran parte degli studenti non capisce ciò che legge e non sa scrivere.
Corsi e ricorsi, ma la questione è sempre là, sul tappeto, a disposizione del “barbasavi” della cultura.
Noi, che non abbiamo la barba e non siamo né saggi né di cultura, sospendiamo il giudizio, in attesa d’altre fiammate polemiche.
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