Quali azioni vanno messe in campo per ridurre la dispersione scolastica e migliorare le competenze degli alunni? Servono classi meno numerose o docenti più preparati?
In attesa della pubblicazione degli esiti delle prove Invalsi 2022 che verranno resi noti a partire dalle ore 11 di oggi 6 luglio, La Tecnica della Scuola interroga i propri lettori su quelle che potrebbero essere le strategie non solo didattiche ma di sistema che potrebbero aiutare la scuola ad essere più efficace sul fronte delle competenze degli alunni e della riduzione dei tassi di abbandono scolastico.
Pur consapevoli che le prove Invalsi risultano essere un tema divisivo, generatore di polemiche tra chi reputa efficaci e necessari questi sistemi di rilevazione degli apprendimenti e chi invece ne contesta l’attendibilità e l’aspetto coercitivo, rimane un dato di fatto che tali esiti saranno oggetto di dibattito e attenzioni per tutto il mondo della scuola.
In questo contesto, ricordiamo che quella contro la dispersione scolastica è una battaglia da sempre al centro dell’interesse del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che sin dall’inizio del proprio mandato aveva auspicato: “La scuola deve tornare nel cuore di tutti, soprattutto di chi non va a scuola”.
Intanto, tuttavia, i fondi del Pnrr destinati alla riduzione della dispersione scolastica, fanno discutere, dato che il ministero non sembra avere centrato i criteri per l’attribuzione delle risorse, lasciando “a secco” – lamentano molti dirigenti – scuole che operano nei quartieri più critici delle aree metropolitane o dei territori più deboli.
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