L’accordo del 1° ottobre sul precariato sottoscritto dal Ministro e dai sindacati ha una portata assolutamente innovativa.
Lo sostiene il segretario nazionale di UilScuola Pino Turi, che ricorda: “Quasi un anno, tanto c’è voluto per giungere all’intesa. Due ministri, uno sciopero, poi sospeso, due manifestazioni nazionali, un accordo a Palazzo Chigi, decine di riunioni, centinaia di ore di confronti tecnici, emendamenti, mediazioni”.
Non è quindi un accordo qualsiasi, anche perché, secondo Turi, le scuole tornano ad essere protagoniste.
“E’ nelle scuole infatti – spiega Turi – che verrà fatto l’equivalente dell’anno di prova, tempo durante il quale saranno acquisiti, a spese dello Stato, i crediti formativi per chi non li ha. Sempre a scuola sarà programmato l’anno di prova, sarà assegnato un tutor, sarà svolta la prova conclusiva, davanti al Comitato di valutazione”.
Ma c’è un altro aspetto che Turi mette in evidenza ed è quello della platea alla quale il provvedimento è rivolto, i precari storici, in prima battuta gli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio: “Per loro – dice Turi – è stato costruito un percorso che prima non c’era. Non c’era via d’uscita da una situazione paradossale nella quale si lavora, si ha esperienza ma non si ha alcuna prospettiva di stabilità. Con questa intesa si traccia un percorso che guarda alle persone, al lavoro che si fa a scuola, alle differenti situazioni nelle quali si dipana la precarietà cercando strumenti adatti a situazioni differenti”.
Il segretario della Uil Scuola rivendica anche una sorta di primato: “E’ solo facendo attenzione ai dettagli che si scopre che siamo stati i primi (unici) a rivendicare la necessità di una fase transitoria per il personale precario, l’introduzione di un concorso straordinario a loro dedicato, a manifestare il 20 di dicembre sotto la Prefettura a Roma, fino a tenere le fila del confronto nella notte lunga di Palazzo Chigi”.
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