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Docenti svizzeri chiedono migliori condizioni di lavoro: “Lasciateci insegnare”

Ogni giorno, su La Tecnica della Scuola, sono presenti articoli sulla condizione dei docenti, ogni giorno più complicata tra perdita d’autorità e stipendi inadeguati.

Se Atene piange, Sparta non ride, dice il vecchio adagio. E in Svizzera, in effetti, malgrado salari più alti, le condizioni di lavoro iniziano ad essere disagevoli.

Così come segnala Ticinoonline.ch, le condizioni di salute dei docenti svizzeri sono preoccupanti, e molti sono ai limiti dell’esaurimento, secondo una ricerca di cui hanno discusso nel fine settimana a Neuchâtel i membri del Sindacato svizzero dei servizi pubblici (SSP/VPOD).

I circa 80 delegati provenienti da tutto il paese hanno pertanto deciso di lanciare la petizione “Lasciateci insegnare!”.

Così come segnala un comunicato reso noto dal sindacato, la petizione comprende diverse richieste, tra cui il miglioramento della protezione della salute, la riduzione del numero di allievi per classe e un maggiore riconoscimento della professione.

Spesa pubblica poco soddisfacente

L’ultima pubblicazione disponibile Scuola a tutto campo (2015) ci dice che dal 1988 al 2011 la spesa per le scuole pubbliche è aumentata del 24,8%, mentre nello stesso periodo la spesa corrente del Cantone è aumentata del 45,4%.

In Ticino, dunque, si investe troppo poco nella formazione: se in media ogni elvetico investiva 3.881 franchi svizzeri per l’istruzione, ogni ticinese le dedica solo 3.095.

Misure per proteggere la propria salute

Gli insegnanti chiedono misure per proteggere la loro salute dentro e fuori l’aula.

Ciò comporta anche disporre delle risorse sufficienti per assicurare che le scuole siano conformi agli standard sanitari e che gli insegnanti abbiano a disposizione un adeguato sostegno in caso di necessità.

Le cause del burnout possono essere molteplici. Esse vanno dall’aumento del carico di lavoro agli allievi e/o i genitori difficili.

I sindacati svizzeri degli insegnanti da tempo chiedono classi più piccole e una riduzione del tempo di lavoro settimanale a 26 ore di lezioni

Andrea Carlino

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