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Draghi: “Investiremo nello sport”. Dal Pnrr risorse per le strutture scolastiche

“Siete nella storia, ci avete fatto emozionare e messo al centro dell’Europa”. Sono alcune delle frasi pronunciate dal premier Mario Draghi alla Nazionale azzurra campione d’Europa, ieri ricevuta a Palazzo Chigi. Un momento di condivisione di gioia dopo il successo ottenuto a Londra domenica sera dal gruppo gestito dal commissario tecnico Roberto Mancini. Una visita istituzionale ma sciolta anche con ironia dal premier che ha scherzato con gli azzurri.

Presenti anche il tennista Matteo Berrettini, fresco finalista a Wimbledon e la nazionale femminile under 23 di atletica.

Investire nello sport

Il premier ha anche affermato “Lo sport è un ascensore sociale, è un argine al razzismo, è uno strumento di coesione soprattutto nei momenti difficili come quelli che abbiamo vissuto. E noi, come governo, abbiamo deciso di investire nello sport“.

Ed in effetti nel Pnrr c’è tanto spazio per lo sport, a partire dagli investimenti nelle scuole con “l’adeguamento di aree gioco e impianti sportivi esistenti a uso didattico”.

L’Avviso infatti mette a disposizione 130 milioni che potranno essere usati per finanziare due tipologie di interventi: l’adeguamento e la messa in sicurezza delle palestre, delle aree di gioco e di impianti sportivi esistenti a uso didattico. L’importo massimo di finanziamento sarà di 350mila euro.

Anche il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi aveva parlato di sport e investimenti: “Sì al tempo pieno, ma quel tempo venga speso in maniera diversa. Metteremo 130 milioni per palestre e mense, che sono il perno della scuola: ho tirato fuori le risorse, come fossi un minatore, oltre 1 miliardo è per la sicurezza degli istituti. Bisogna mettere lo sport alla primaria, è chiaro, significa conoscenza del proprio corpo”.

I dati sulle palestre

Secondo i dati dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica il 17,1 per cento delle scuole del primo ciclo non dispone di palestre o strutture sportive. Percentuale che sale al 23,4 per cento nelle regioni del sud.

C’è poi il problema relativo all’organico docenti da destinare all’educazione motoria, slegando quasi solo da iniziative nazionali e territoriali più o meno spontanee, legate alla volontà di ogni singola scuola, piuttosto che a docenti specializzati, anche nella scuola primaria.

Daniele Di Frangia

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