I lettori ci scrivono

Formazione docenti in Italia: un percorso troppo lungo e difficile

Gentili colleghi,

dopo lo scambio di battute che leggo in merito alla modifica del concorso straordinario 2022, ove una parte degli aspiranti docenti chiede l’inserimento in graduatoria di merito, un altra fetta invece, chiede di non toccare il bando, ed un altra ancora, considera i precari dei “furbacchioni” perché si sono permessi di bussare alle porte dello Stato per chiedere un lavoro senza l’abilitazione (lo stesso Stato che ha aperto la porta e adesso ne chiede l’idoneità tramite concorsi di discutibile qualità); emerge un dato oggettivo di estrema tristezza.

I profondi contrasti nella scuola prima ancora di partire dalla politica, partono da noi; dall’interno.

Ci facciamo la guerra tra noi, non si lavora in concerto, non c’è coesione, non c’è unità. Questo fa male alla scuola, ai docenti, agli studenti, alle famiglie allo Stato.

Ma facciamoci una domanda di fondo, (dalla mia esperienza di lavoro all’estero): perché in Italia per diventare docenti di ruolo occorre un cammino molto ma molto più difficile e farraginoso di ogni altro Paese europeo, e credo del mondo. Perché? Forse perché si pensa più difficoltà equivale a più qualità? Naturalmente questo è falso. Lo sappiamo tutti no? I docenti spagnoli, irlandesi, inglesi, portoghesi, rumeni, ecc.. non hanno nulla da invidiare a quelli italiani pur facendo un cammino di formazione e reclutamento (non più semplice) ma semplicemente normale!

Allora chiediamoci: chi vuole il precariato in Italia? Solo i politici? E Perché? Diamoci delle risposte. Perché è questa la verità. In Italia il precariato è destinato ad aumentare perché c’è una larga fetta di gente che lo vuole! 

Auguri a tutti coloro che decideranno di lasciare l’Italia al più presto!


Salvatore Sottile

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