In occasione del “Global climate strike” del 3 marzo sono stati programmati centinaia di appuntamenti in tutto il mondo. Soltanto in Italia sono più di cinquanta le città in cui si sono svolte le manifestazioni collegate ai Fridays for Future.
A scendere in piazza soprattutto studenti e attivisti, ma anche altri cittadini di diverse età, per chiedere agli Stati misure per contrastare il cambiamento climatico. In una pagina web di Fridays for Future Italia viene sottolineato che “gli Accordi di Parigi (2015) hanno fissato importanti obiettivi per gli anni a venire, ma la classe politica sembra abbia dimenticato di averli sottoscritti”. In un’altra pagina leggiamo: “mentre nella maggior parte dei comuni italiani aumenta il costo dei trasporti pubblici con nuove tariffe record, le compagnie energetiche vantano miliardi in extra-profitti”.
Tra i temi evidenziati durante le manifestazioni non solo il clima e l’ambiente, ma anche il lavoro, la scuola e la guerra. Contro quest’ultima durante il corteo dei manifestanti del Fridays for Future a Roma su un cartello c‘era scritto “Capitalismo e guerra distruggono il pianeta“.
Per quanto riguarda il settore dell’istruzione Andrea Ciuffarella di Link Coordinamento Universitario ha fatto sapere che è stata inviata “una lettera ai ministeri dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca per porre alle attenzioni delle istituzioni le nostre rivendicazioni”. Nel contesto dello “Sciopero globale per il clima”, Tommaso Martelli dell’Unione degli studenti aggiunge: “oggi 3 marzo scendiamo in piazza perché vogliamo delle scuole e delle università ecologiste, realmente attive nel contrasto all’emergenza climatica. Vogliamo inoltre la costruzione di comunità energetiche in tutte le scuole e in tutte le università, per impedire che queste siano dipendenti da aziende energetiche private”.
Ricordiamo che il movimento internazionale Fridays For Future si è sviluppato sulla scia dell’iniziativa dell’attivista svedese Greta Thunberg, che organizzò, allora quindicenne, nell’estate del 2018 un’azione di protesta sedendosi per diversi giorni fuori dal Parlamento svedese con un cartello sul quale era riportata la scritta “Skolstrejk för klimatet” (“Sciopero scolastico per il clima”), continuando poi con gli “scioperi del venerdì contro il cambiamento climatico”.
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