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Gioco d’azzardo tra i giovani, se la famiglia è all’oscuro

Perdita di interesse nelle attività, umore alterato e irascibile, difficoltà nel dormire, ritiro dalle altre attività sociali. E, di conseguenza, risultati scolastici negativi. Sono alcuni dei più importanti campanelli d’allarme che devono indurre i genitori a sospettare che il proprio figlio si sia avvicinato al gioco in denaro. Il messaggio è stato lanciato nel corso la campagna informativa e di sensibilizzazione “Con le regole non si gioca”, partita il 26 settembre da Napoli, prima delle 22 tappe italiane da qui alla primavera del 2015.

Nel grande stand allestito da Lottomatica. Moige e Fedetabaccai, in Piazza Trieste e Trento sono stati consegnati ai genitori degli opuscoli con informazioni e consigli da tenere verso il gioco con vincita in denaro: “un argomento – spiegano gli organizzatori – spesso sottovalutato in famiglia ma di cui è sempre più necessario tenere conto”.

Un genitore su tre, infatti, secondo l’osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, è all’oscuro del comportamento dei figli rispetto al gioco. Il dialogo in famiglia è fondamentale, spiegano infatti i rappresentanti del Moige, anche per tenere sotto controllo eventuali campanelli d’allarme di un problema che in Italia non ha dimensioni vaste ma esiste come conferma Simone Cantagallo di Lottomatica: “Si parla di problemi – spiega – come il gioco da parte dei minori, proprio perché esiste il gioco legale in Italia e questi fenomeni si possono misurare, altrimenti devianze perché si possono misurare visto che si gioca in maniera trasparente. Il proibizionismo non porterebbe alla scomparsa dei problemi ma verrebbero risucchiati nell’ombra della illegalità”.

Sono diverse le indagini sul settore. Secondo un recentissimo studio di Swg per l’Autorità Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, il 44% dei ragazzi italiani ha avuto occasione di provare un gioco d’azzardo, il 18% è giocatore occasionale e solo l’8% continua a giocare con una frequenza almeno mensile e lo fa con modalità che non lasciano intravedere sintomi di dipendenza, soprattutto per condividere il gioco con gli amici. Ma i ragazzi non ignorano il gioco visto che il 99% conosce almeno un gioco d’azzardo e il 72% conosce le regole di almeno uno di essi. La tentazione c’è, visto che il 38% dei ragazzi ha strutture dove poter giocare vicino casa e il 30% vicino a scuola. E allora è ancora una volta determinante il dialogo in famiglia, senza colpevolizzare il ragazzo, visto che solo il 14% degli intervistati racconterebbe a casa di aver giocato, mentre il 40% avvertirebbe un senso di colpa se scoperto.

Alessandro Giuliani

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