Giugno caldissimo sul versante pensionistico e si arriva a “Quota 100”

Non avendo badato a questi due fattori, sono ormai tre anni che si trascina la “vexata quaestio” dei Q96 e dell’eccessivo innalzamento dell’età della quiescenza. Sono ormai 1000 gg. e più che i lavoratori della scuola Q96 cercano di fare capire in tutti i modi che la legge Fornero avrebbe dovuto indicare come “terminus ad quem” il 31/8/2012 e non la notte di san Silvestro del 2011. Oltretutto docenti e personale ATA hanno l’amara prospettiva di dover rimanere in cattedra e nei corridoi delle scuole fino e oltre i 70 anni di età per poter mettere insieme 42 anni e qualche mese di servizio e contributi.
Il presidente della commissione lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano lancia l’idea di una revisione dell’età pensionabile sulla base anche di quanto accaduto di recente in Germania, che riduce l’età pensionabile a 63 anni per chi ha 45 anni di contributi. Difficile che l’Italia si faccia influenzare visto che stenta a modificare la riforma Fornero considerata da molti efficace a livello economico ma socialmente dannosa da altri tanto da proporre un referendum abrogativo. La riforma tedesca approvata il 23 maggio costerà sui bilanci pubblici tra i nove e gli undici miliardi di euro. In Italia basterebbero 400 milioni di euro spalmati nell’arco di tre anni per pensionare le 4.000 persone che tutti chiamano i Q96. L’auspicio è che non si abbiano più rinvii Il tempo stringe e fine dell’anno scolastico si avvicina.
E così, passate le elezioni, i Q96 (ormai Q100) sono sempre in attesa di novità che li riguardano. Intanto la proposta Ghizzoni-Marzana stenta a decollare a causa di mille difficoltà e per l’ostracismo dimostrato dalla Ragioneria dello Stato, per mancanza di fondi di copertura. E sulla questione Q 96, sono stati ritenuti inammissibili – perché non strettamente attinenti alla materia trattata dal decreto – anche gli emendamenti relativi al D.L. n. 58 sulle “Misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico”. E il tavolo tecnico – composto da MEF, INPS e Commissioni Lavoro – in agenda in questi giorni lavora nell’indifferenza generale nonostante sia presieduto dal Ministro Giuliano Poletti, quello che nei giorni scorsi aveva parlato di prepensionamento per gli over 60 rimasti senza un impiego e di scivolo pensionistico a dimostrazione che attorno al caso Q96 si navighi a vista.
Ci sono poi altri appuntamenti che potrebbero condurre alla tanto agognata revisione della previdenza 2014: il 13 giugno, quando sarà presentata la riforma della PA che contiene anche il piano dei prepensionamenti; e il 23 giugno, con l’inizio alla Camera del dibattito riguardante la proposta di legge sugli esodati.
Il presidente del Consiglio sarà tanto sensibile al problema da risolverlo in tempi veramente brevi? Lo speriamo. Ma gli scenari politici potrebbero essere diversi rispetto a qualche settimana fa. A noi sembra di essere alle solite; parole parole ma di fatti ancora niente, speriamo di essere smentiti dalle decisioni del consiglio dei ministri di Venerdì 13 giugno. Ad elezioni concluse, Renzi e Giannini non hanno più scuse.
Dulcis in fundo, in occasione del suo recente intervento sul prepensionamento degli statali, il ministro Madia della P.A. ha sottolineato che presto ci saranno anche delle novità sul tema dell’opzione del solo contributivo per le donne (Cfr Art. 1, c. 9, L. n. 243/2004). Per queste pensioni INPS si attende comunque la proroga ai termini per l’invio delle domande.

La paura dei cittadini è che insieme alle sospirate misure di flessibilità, tanto richieste e volute, possano venire ritoccati in negativo anche i requisiti per uomini e donne per poter accedere alla pensione di anzianità e vecchiaia. Al di là dei singoli provvedimenti l’impressione è che l’intero contesto previdenziale vivrà un mese di grande fermento.

Giovanni Sicali

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