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Giulia Cecchettin, troppi uomini considerano le donne un oggetto da possedere. Il magistrato Roia: idea patriarcale, la scuola può far poco

Molti uomini continuano a considerare le donne in perfetto stile patriarcale, sono un oggetto che va posseduto e da tenere sempre sotto controllo: si tratta di un modello mentale trasmesso di generazione in generazione, la scuola può contrastarlo ma non certo sradicarlo. A sostenerlo è il magistrato Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano.

“Pensavamo – dice al Corriere della Sera il magistrato – che con il passare del tempo sarebbe svanito il modello dell’uomo legato a generazioni meno giovani, cioè quello tradizionalmente patriarcale, padrone della famiglia e della donna. Pensavamo che quel modello sarebbe svanito e si sarebbero costruite nuove relazioni. E invece permane ed è radicata l’idea del maschio che incentra la relazione sul rapporto padronale di possesso e controllo”.

“Evidentemente in parte gli stessi modelli vengono tramandati in famiglia, soprattutto dai genitori, e quindi si acquisiscono per trasmissione – continua il presidente -. E poi quel che di positivo può arrivare dalla scuola, dalla comunicazione che adesso è trasformata dai social, non riesce a fare breccia nella mentalità dei giovani”.

A proposito del ritrovamento del corpo senza vita di Giulia Cecchettin, seguito del quale il ministro Giuseppe Valditara ha chiesto di fare un minuto di silenzio nella giornata di martedì in onore della ragazza e di tutte le donne abusate e vittime di violenza, Roia ha detto che “nei ragazzi non si riesce a far passare il messaggio del rispetto e della libertà della donna di scegliere la propria vita”.

“A conferma di questo le anticipo un dato significativo della rilevazione annuale del nostro tribunale: quest’anno il 40% dei reati di stalking, maltrattamenti e violenza sessuale è stato commesso da giovani fra i 18 e i 35 anni”.

Al magistrato è stato chiesto anche cosa manca all’antiviolenza: “La condanna sociale nella quotidianità, cioè nel terreno dove germoglia la violenza – spiega il magistrato – : con battute sessiste, per esempio. O col ritenere la donna ancora un oggetto, una preda sessuale, nel giustificare l’uomo predatore che ha “esigenze sessuali”.

“Attenzione, come dico sempre, a non colpevolizzare lei se accetta un altro appuntamento, se non vede o sottovaluta i segnali della violenza. La verità è che tutte le ragazze/donne che decidono di rompere unilateralmente una relazione senza l’accettazione dell’altro devono considerarsi a rischio di un’escalation di violenza”, conclude Roia.

Alessandro Giuliani

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