Il decadimento culturale dell’Italia sarebbe colpa anche di certi conduttori e personaggi televisivi. A sostenerlo è stata qualche giorno fa un’insegnante: attraverso una lettera pubblicata da Affari Italiani, il professor Marco Galice ha puntato il dito contro “Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi”, che, ha sottolineato, farebbero parte di una sorta di “bolgia infernale”.
Il docente ha quindi argomentato il concetto. “Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi”.
E ancora: “Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico”.
Secondo il prof sarebbero sempre i conduttori delle varie trasmissioni tv ad alimentare il “perverso processo mediatico” e ad avere “inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo”.
Perché, ha continuato, “questo è ciò che da anni vomitate dai vostri studi televisivi”.
Chi conduce in tv avrebbe “sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazioni e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano con il vostro consenso di cafoni, ignoranti e maleducati”.
Ma anche “regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale”.
I conduttori incarnerebbero anche “l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi”: in pratica, grazie a loro nella società la meritocrazia perderebbe ulteriore autorevolezza.
È grazie anche a questi contro-valori che gli alunni cercherebbero quindi di “emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione”.
Gli stessi “che diffondono i personaggi della vostra televisione; che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima; che vede lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che invece non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione”.
Il docente avrebbe anche assistito, negli anni di insegnamento, a “centinaia di alunni” trasformati in “replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. E provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi”.
Ecco perché, “io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona”.
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