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I libri di matematica? Scritti male. Migliorandoli “sarà più facile insegnare”

Da lunedì, in un’aula della facoltà di matematica dell’Università di Pisa dove hanno studiato e insegnato Galilei, Fermi, Enriques, De Giorgi e Bombieri, si riuniranno gli esperti di linguistica e di scienza per sfogliare libri di esercizi e pure le spiegazioni di teoremi ed equazioni con lo scopo di trovare i punti deboli del sistema di scrittura in modo da correggere e quindi suggerire e proporre i modi migliori, e quindi diversi rispetto all’oggi, per divulgare meglio e con più profitto la matematica, e tutto ciò che sa di scienza, nelle scuole. 
Consapevoli, dicono loro, che l’avversità ai numeri in Italia (e all’estero) sia dovuta anche e soprattutto al modo d’insegnare, comunicare e scrivere questa disciplina che è invece vissuta pericolosamente e spesso così vicina alla speculazione filosofica e alla verità da essere persino una medicina dell’anima.
E per raggiungere questo singolare e interessante obiettivo è stata firmata una convenzione tra l’Accademia della Crusca e il Cafre, il Centro di ateneo di formazione e ricerca educativa dell’università pisana.
Spiega Franco Favilli, docente di matematica e direttore del Cafre: “È nato anche un gruppo di studio misto di sei insegnanti di matematica e sei di italiano di scuola secondaria di primo e secondo grado. Con loro abbiamo iniziato ad analizzare l’aspetto linguistico di alcune parti di libri di testo di matematica. Che, al 90%, devono essere riscritti per cercare di rendere più facile la lettura e tentare di risolvere il problema del doppio linguaggio, quello che secondo noi confonde soprattutto i giovani e li allontana dalle scienze matematiche”.
In alcune discipline scientifiche infatti le parole hanno diversi significati dalla lingua naturale. “Nel linguaggio matematico si fa uso di un sottocodice linguistico e i diversi significati possono creare difficoltà nella comprensione dei concetti matematici e influire negativamente sull’apprendimento e sull’interesse per la disciplina”.
Ecco degli esempi: Angolo, che nella lingua comune si usa per indicare una parte di una stanza o di un ambiente esterno, in matematica è la regione di piano individuata da due semirette e il matematico usa il termine con due accezioni diverse che non corrisponde al significato corrente.
E ancora frazione, rapporto, congruenza, radice. Per non parlare poi di quella che gli esperti chiamano “equivoca attribuzione di significato” con insegnanti che, durante la stessa lezione, usano uno stesso termine, come per esempio altezza, con i tre significati profondamente diversi, provocando negli allievi grande confusione.
Francesco Sabatini, noto linguista e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, suffraga questa unione di interessi: “Tra linguisti, matematici e cultori di scienze è nato un reciproco amore su uno stesso terreno teorico, sia didattico ed educativo perché alla base di tutte le discipline c’è il problema del linguaggio. Conoscerlo, comprenderlo e discriminarlo è fondamentale anche nella scienza e ovviamente nella matematica”.
A proposito dei rapporti internazionali che il gruppo intende avviare visto che il problema dell’insegnamento della matematica non sarebbe solo italiano, il prof. Favilli spiega: “Lavoreremo con le università di Parigi, Vienna, Praga, Siena, Volos (in Grecia) e Agder (in Norvegia) – – Culture e lingue diverse, problematiche comuni. E affronteremo il problema nel convegno di didattica della matematica che si svolgerà a Viareggio il 10 e l’11 settembre”. Poi i risultati potrebbero diventare realtà con nuove pubblicazioni e una nuova didattica.

Pasquale Almirante

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