I lettori ci scrivono

Il bilancio della mia personale quarantena: tema di uno studente

È ormai da mesi che il Coronavirus, un pericoloso virus prima considerato innocuo, ha costretto l’intera popolazione italiana a vivere rintanati nelle proprie case, nel terrore e nell’ansia per il domani.

Questo, oltre a dimostrare che dovremo essere più attenti e previdenti in futuro, prova che quello che ci serve di più non è l’acqua, nè il cibo, nè altro: è la libertà.

Senza la libertà, l’essere umano non si sentirà mai completo, poiché si ritroverà sempre sotto pressione.

La mente rischia di cedere ben prima di qualsiasi altra cosa.

È per questo che questa quarantena, che sicuramente durerà ancora per molto tempo, è stata così devastante per molte persone.

Essere costretti a restare nelle proprie abitazioni, senza poter fare quello che gli pare e piace, sarebbe terribile per chiunque.

Questa è anche l’ennesima prova di quanto gli esseri umani siano una macchina sociale, che *deve* interagire con gli altri per non diventare mentalmente instabile.

È un’esigenza, ci rende umani.

Considerato tutto questo, non posso certo dire che la mia esperienza sia stata delle più rosee, ma nemmeno delle più tremende.

Sono una persona che prova molta ansia e difficilmente riesce a relazionarsi con gli altri con facilità, perciò non ho mai avuto una “comitiva” con cui uscire regolarmente, ma solo qualche amico che riesce a sopportarmi e con cui passavo le giornate assieme.

Di conseguenza, essendo abituato a stare più da solo che in compagnia, non ho mai avuto la quantità di stress che altre persone hanno, sfortunatamente, presentato.

Ovviamente, anche io vorrei che questa quarantena finisca il prima possibile.

Pur non uscendo spesso, mi mancano le poche che facevo, e, in generale, vorrei che tutti potessero tornare alla loro vita regolare.

Per quanto riguarda la didattica a distanza, la ritengo un esperimento riuscito a metà.

Per essere il primo tentativo è stata senza dubbio eseguita alquanto bene, ma trovo che ci sarebbero ancora cose da migliorare.

Non è capitato poche volte che i professori dessero compiti senza mettersi d’accordo coi propri colleghi, e ciò si riduceva spesso in un mettere sotto pressione gli alunni, che si ritrovavano con molteplici compiti da svolgere, e tutti con date di consegna simili.

Tuttavia, negli ultimi mesi, ciò è andato sempre più migliorando.

Se si dovesse continuare con questo tipo di didattica, mi piacerebbe vedere i professori riuscire a organizzarsi con efficienza impeccabile, anche se riconosco che è una cosa molto difficile da fare.

In fondo, anche loro sono esseri umani come noi.

Ammetto che non essere in una classe mi ha aiutato anche a diminuire un po’ la mia ansia; però, tornare in un’aula sarebbe simbolo del fatto che le cose starebbero tornando alla normalità, perciò sarei felice nel riprendere la vita scolastica regolare.

Credo di aver sempre svolto i compiti con regolarità e efficienza, perciò non ho riscontrato particolari difetti o pregi oltre a quelli sopra elencati.

In conclusione, ritengo la didattica a distanza un esperimento ben riuscito per essere la prima volta, ma che potrebbe essere ben migliorato.

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