Si tratta in sostanza della ex legge Aprea sull’autogoverno delle scuole, ritenuta irricevibile dal collettivo autonomo studentesco. Sono previste manifestazioni organizzate degli studenti che si mobiliteranno con piazze tematiche e con un corteo previsto per il giorno 26 ottobre. Ad annunciare in modo ufficiale la manifestazione del 26 ottobre a livello nazionale è una nota diffusa alla stampa, proprio in queste ore. In questa nota si prende atto della volontà degli studenti di ricostruire davvero una scuola pubblica, di qualità e per tutti. L’intenzione del collettivo autonomo studentesco e universitario è quello di bloccare le scuole per far ripartire un grande movimento studentesco capace di fermare il disegno di legge Aprea e di ottenere una legge quadro nazionale sul diritto allo studio.
Parole forti e concrete che si scontrano con il volere dei dirigenti scolastici, che useranno quanto è in loro potere per non fare bloccare le attività didattiche, per ragioni che ritengono puramente politiche. In più di una scuola sono state fatte circolari, che avvisano gli studenti che le assenze collettive, finalizzate all’adesioni di manifestazioni o scioperi avranno una ricaduta sulla valutazione del comportamento in sede di scrutinio di fine primo quadrimestre. Ma serviranno queste circolari a dissuadere gli studenti dal manifestare contro, quella che chiamano la privatizzazione di quello che rimane della scuola pubblica? Molti studenti sono dubbiosi se aderire alla manifestazione, con il rischio di subire sanzioni disciplinari, oppure se, ligi al dovere e agli obblighi imposti dal capo d’istituto , entrare regolarmente a scuola non interrompendo le attività didattiche. Bisognerà attendere venerdì prossimo per misurare il livello di successo della manifestazione.
Mentre gli studenti scendono in piazza carichi di motivazioni, la politica è sorda, inflessibile, incapace di dare risposte alle loro rivendicazioni e nelle aule del parlamento nessuno mette in discussione il PDL Aprea, ritira i decreti Gelmini, ferma l’aumento vertiginoso della tasse nelle università o il contributo volontario nelle scuole. La politica continua a tagliare su scuola, istruzione e ricerca, non capendo che così facendo taglia il futuro dei giovani e cancella ogni loro legittime prospettiva.
La nota diffusa per mezzo stampa si conclude con una speranza: quella che i giovani possano essere la promessa di un domani migliore, che le scuole e le università siano i luoghi per stimolare, arricchire e mettere in rete le nostre aspirazioni, i nostri sogni, le nostre intelligenze. Queste sono le ragioni del cuore e della mente dei nostri studenti che non si faranno intimidire, ma proseguiremo la mobilitazione dentro le scuole e le università in una azione prolungata di assemblee, occupazioni, autogestioni per i giorni 24, 25 e 26 ottobre.
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