Attualità

Il report Save the Children: il ruolo della scuola per la salute mentale dei minori ucraini in Europa

A quasi nove mesi dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, dallo scorso 24 febbraio, circa 7,7 milioni di rifugiati sono fuggiti dall’Ucraina per cercare sicurezza in altri Paesi europei, e si stima che il 40% siano minori. Save the Children, ha indagato sulla salute mentale dei bambini e delle bambine che fuggiti dalla loro terra hanno assistito a eventi devastanti, costretti a fuggire dalle loro case e a lasciarsi alle spalle famiglia, amici, relazioni. Il report appena pubblicato è intitolato ‘Questa è la mia vita e non voglio sprecarne un anno: le esperienze e il benessere dei minori in fuga dall’Ucraina’ e vuole dare voce ai fuggitivi, soprattutto a minori, rivolgendosi ai governi dei Paesi ospitanti, che svolgono un ruolo fondamentale nel prevenire che per questi bambini e ragazzi l’ansia e l’infelicità si possano trasformare in problemi di salute mentale a lungo termine. 

L’indagine

L’analisi di ricerca si basa su sondaggi, focus group e discussioni con oltre 1.000 minori rifugiati e con i loro familiariin otto Paesi europei: Finlandia, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Romania e Svezia. Al centro dell’indagine c’è il ruolo svolto dalla scuola: i governi hanno fatto di tutto per garantire che i minori siano iscritti a scuola e i Paesi con il più alto numero di rifugiati devono affrontare le sfide maggiori.

Tra i dati più importanti, viene notato che i minori rifugiati che hanno frequentato la scuola hanno meno probabilità di sentirsi soli, ma i tassi di iscrizione scolasticaper gli adolescenti fuggiti dalla guerra in Ucraina preoccupano poiché rimangonobassi in Europa. Dalle testimonianze emerge che circa un terzo non ha frequentato la scuola prima delle vacanze estive e un quarto non aveva intenzione di iscriversi a un istituto locale nell’anno scolastico 2022-2023. Alcuni genitori e operatori sanitari intervistati hanno dichiarato di preferire l’utilizzo del programma di apprendimento online che il governo ucraino aveva precedentemente sviluppato in risposta alla pandemia, perché non sanno per quanto tempo rimarranno nei Paesi ospitanti e considerando che la maggioranza di loro vuole tornare in Ucraina.

La lingua

Il rapporto mostra che la lingua è un ostacolo importante alla creazione di amicizie locali, ci sono infatti pochi insegnanti di lingua che aiutano i minori ucraini a imparare quella del Paese ospitante e i Comuni spesso non hanno i fondi per assumere personale educativo aggiuntivo.Le testimonianze degli intervistati sono significative: più della metà dei bambini, bambine e adolescenti intervistati crede che la loro situazione potrebbe migliorare grazie alla presenza di amici della comunità ospitante (57%), all’opportunità di praticare sport o hobby (56%) e all’apprendimento della lingua locale (54%). 

La situazione in Italia

Alla ricerca di Save the Children International ha partecipato anche l’Italia: sono stati distribuiti questionari a 52 persone giunte dall’Ucraina tra febbraio e maggio 2022: ragazzi tra i 12 e i 18 anni e familiari (94% madri). Per sentirsi a casa oltre il 70% degli adulti pensa che servirebbe imparare la lingua del Paese che li ospita, per oltre la metà di loro è fondamentale trovare un lavoro e che i figli frequentino la scuola. I ragazzi che hanno risposto al questionario dichiarano di aver sperimentato nell’ultimo mese irrequietezza e momenti di rabbia, e, oltre un terzo, preoccupazione per il futuro e solitudine. Per sentirsi a casa pensano servirebbe imparare la lingua, avere degli amici, essere a scuola con altri studenti, avere l’opportunità di giocare e fare sport.

Garantire la frequenza nelle scuole 

Il report sottolinea con fermezza quanto sia necessario che i governi ospitanti pianifichino azioni lungo termine, aumentando gli sforzi per iscrivere bambine, bambini e adolescenti nelle scuole e affrontare le barriere che impediscono loro di frequentale, incluso aumentare la capacità scolastica e fornire supporto linguistico ai minori, alle loro famiglie e a chi si prende cura di loro.

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Carmelina Maurizio

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