Personale

Il sostegno scolastico? Forse occorre rivederlo

Il modello dell’insegnante di sostegno per gli alunni con difficoltà, e che collabora coi docenti curricolari, è ancora oggi efficace ed economicamente sostenibile? Se lo chiede Lavoce.info.

E parte dalla seguente premessa:

secondo il rapporto Istat “l’edilizia scolastica non è adeguata alle esigenze dei disabili: solo il 32 per cento delle scuole italiane non ha barriere di natura fisico-strutturale;  l’integrazione fra didattica inclusiva e tecnologie è modesta: il 38 per cento degli allievi disabili non utilizza strumenti informatici o software dedicati; l’emarginazione dalle attività scolastiche è significativa sia a lezione (i disabili alle medie trascorrono in media 4 ore su 30 fuori dell’aula) sia nelle gite, a cui partecipa appena il 60 per cento degli studenti con disabilità; il 41 per cento degli allievi cambia docente di sostegno rispetto all’anno precedente; il 36 per cento degli insegnanti di sostegno non possiede formazione specifica: si tratta infatti di docenti curricolari catapultati a fare un mestiere delicato senza preparazione; troppo spesso, gli altri docenti delegano al collega di sostegno, proseguendo il loro percorso didattico con il resto della classe. In questo modo si creano, di fatto, forme di emarginazione”.

Costi insostenibili

Poi continua coi costi, a parere del portale, insostenibili. Infatti “la spesa annuale per il sostegno è immensa: nel 2018 è stata complessivamente di 5 miliardi di euro. Secondo i dati del Miur, dal 2009-2010 al 2017-2018 gli insegnanti di sostegno sono passati da 90 mila a 156 mila, con una crescita continua che nel complesso è stata di oltre il 70 per cento. Nello stesso periodo gli allievi con disabilità, che hanno diritto al sostegno, sono aumentati da 200 mila a 272 mila, ossia del 36 per cento. La legge 244/2007 aveva fissato il limite di due allievi per insegnante di sostegno; la Corte costituzionale nel 2010 aveva però giustamente stabilito che il sostegno è un diritto non limitabile; di conseguenza, il numero di ore – e quindi di docenti – assegnate ai disabili è cresciuto senza sosta, anche a costo di impiegare persone non qualificate. Oggi, il rapporto studenti/docenti è 1,7 a livello nazionale. È difficile che la tendenza all’aumento della spesa possa essere mantenuta a lungo”.

Che fare? C’è un modello a cui fare riferimento

Dunque, conclude Lavoce.info “Nascondere la testa sotto la sabbia non sembra una soluzione”. E allora che fare?, si chiede il portale.

“Una strada possibile è indicata da una sperimentazione svolta nella provincia di Trento da Iprase e Fondazione Agnelli nel 2013-2015, con l’obiettivo di coinvolgere, dopo averli formati, gli insegnanti curricolari nella didattica inclusiva a vantaggio degli studenti con bisogni educativi speciali. La sperimentazione ha riguardato 345 studenti trattati e 295 nel gruppo di controllo: ha messo in luce come la corresponsabilizzazione di tutti i docenti abbia condotto a un miglioramento delle abilità non cognitive e di socializzazione degli studenti svantaggiati e a una loro maggiore integrazione nel gruppo classe, senza che questo determinasse un peggioramento delle abilità cognitive dei loro compagni”.

Pasquale Almirante

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