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Il top dell’integrazione: una classe con 22 alunni di 14 nazionalità diverse

L’altra faccia dell’integrazione, forse esagerata ma decisamente migliore rispetto ai tanti problemi di intolleranza cui siamo normalmente abituati ad assistere: è quella delle classi composte interamente da alunni di nazionalità diverse e da insegnanti quasi tutti d’oltre confine perché quelli madrelingua girano alla larga da certi istituti. Il top di questo modello è stato raggiunto a Dortmund, nel ricco ovest della Germania, dove una prima classe primaria è stata ribattezzata “Multi-kulti”: 22 alunni appartenenti alle più svariate nazionalità, addirittura 14, senza però nemmeno un rappresentante tedesco. Ed anche il corpo docente non è da meno, visto che solo un insegnante è nato in Germania.
Il quotidiano “Bild” ha sottolineato il fatto che “i genitori di Jannas sono giordani, il papà di Kassie-Anns è francese, la mamma spagnola, Dastan è originario dell’Iraq, Bartoss e Allison Angelika sono polacchi, Oumayama marocchino e Alperen turco e così via… In tutto 22 allievi provenienti da 14 paesi, ma tra di loro neanche un tedesco. La Albrecht Brinkman – ironizza sempre il Bild – assomiglia a un meeting delle Nazioni Unite”.
Solo che in queste classi non sono previsti traduttori simultanei o video con sottotitoli nella propria lingua. Sulla carta fare lezione ad un gruppo così eterogeneo sembrerebbe quasi impossibile. O perlomeno difficoltoso. Invece anche con gruppi di apprendimento culturalmente così allargati, su cui sociologi ed antropologi avrebbero tanto da studiare, gli obiettivi didattici sembrano raggiunti in pieno: “per noi è vita di tutti i giorni, possiamo cavarcela”, ha dichiarato Tanja Wagner, 33 anni, l’unica insegnate tedesca dell’istituto. Concetti ribaditi anche dagli alunni della stessa classe “Multi-kulti”, come il piccolo Philemon, 6 anni, del Ghana: “andare a scuola con bambini provenienti da così tanti paesi è meraviglioso”.
E’ probabile che tanta naturalezza nell’interagire con abitudini e individui con origini diverse sia dovuta al fatto che quasi tutti questi bimbi provengono dall’asilo, dove quindi già erano stati abituati a vivere realtà multi-culturali ed all’acquisizione delle basi della lingua tedesca.
Quella dell’istituto di Dortmund è un quadro didattico che negli anni è peraltro destinata a perdere il carattere dell’eccezionalità: ormai in Germania il 22,9 per cento degli alunni iscritti nella scuola primaria hanno infatti genitori che non sono nati in Germania. E gli istituti a dimensione multi-culturale sempre più accentuata sono destinati a diventare la norma. Ancora di più se, come avviene da decenni negli Stati Uniti, vengono creati degli istituti preposti per questo compito.
“Quest’anno su 130 allievi di prima abbiamo solo sei bambini con genitori tedeschi: la parte di stranieri si attesta al 90 per cento. Conflitti culturali? Problemi di integrazione? Per fortuna qui non ne abbiamo”, ha spiegato Martin Noelkenbockhoff, preside della Albrecht Brinkman.
I problemi, semmai, provengono dai genitori, apparsi spaventati dalla presenza di tante culture e soprattutto dalla possibilità l’acquisizione della lingua tedesca venga in qualche modo pregiudicata: “le lamentele vengono soprattutto dalle famiglie dei migranti, che mi chiedono perchè ci sono così tanti stranieri in classe. In fin dei conti, si è qui per imparare il tedesco”, ha affermato sempre il preside.
Anche in Italia dovremmo cominciare a considerare del tutto normali questo tipo di realtà scolastiche: il numero di alunni stranieri è in costante aumento, con punte di presenza tra i banchi vicine al 20% (soprattutto in alcune zone del Nord). Chissà se una classe come quella di Dortmund non faccia anche riflettere una fetta dei nostri politici legati a rigide posizioni “casalinghe”: la Lega di recente ha anche presentato un disegno di legge che favorisce l’assunzione dei docenti del posto perché in possesso di maggiori conoscenze sulle tradizioni e sulla lingua locale. Conoscenze che però non dovrebbero essere così propedeutiche per l’arricchimento culturale di studenti dalle origini sempre più disparate.
Alessandro Giuliani

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