Politica scolastica

Imposimato: il liceo breve come la laurea triennale, un fallimento in partenza

Il liceo breve è un fallimento in partenza, perché abbiamo già avuto l’esempio della laurea breve: tranne gli studenti lavoratori, praticamente tutti proseguono gli studi. E allora per quale motivo abbiamo introdotto i corsi di studio universitari triennali?

A dirlo è stato Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, nel corso del convegno “De brevitate scholae: sulla brevità della scuola …& dintorni”, in corso di svolgimento al liceo Classico “Terenzio Mamiani” di Roma, organizzato dall’Associazione Unicorno l’AltrascuolA in collaborazione con Unicobas.

LE SCUOLE POSSONO ANCORA ADERIRE ALLA SPERIMENTAZIONE

Durante il convegno, moderato dal nostro direttore Alessandro Giuliani, sono approfondite le conseguenze della sperimentazione che avrà inizio effettivo dall’anno scolastico 2018/2019, con gli istituti liceali e tecnici che hanno tempo sino al prossimo 13 novembre per presentare le loro candidature al Miur: l’obiettivo è introdurre in 100 istituti scolastici un percorso superiore concentrato su quattro anni di corso anziché cinque.

IMPOSIMATO: DOCENTI, DIFENDETE IL TEMPO SCUOLA

“Non crediamo a quello che ci dicono i mass media, ad iniziare al Corriere della Sera – ha detto Imposimato – perchè compressare il tempo scuola non può essere positivo all’alunno. Semmai, il percorso di studi va incrementato. La scuola pubblica va difesa, i docenti facciano sentire il loro dissenso. Anche con manifestazioni di piazza. Perché non può passare una riforma negativa di questa portata tra il silenzio, se non il consenso, del Paese”.

FORTI CRITICHE SUL MODELLO DEL LICEO BREVE

Durante il convegno, cui partecipano Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, e Alvaro Belardinelli, dell’esecutivo nazionale Unicobas, sono emerse diverse critiche sul pericolo del minimalismo culturale, con la sottrazione dei saperi critici a favore dell’introiezione di competenze meramente esecutive, o della perdita di posti per i docenti e gli Ata.

Si stanno anche avanzando alternative proposte di riforma dell’Istruzione Pubblica, comprendenti l’innalzamento dell’obbligo sino al termine degli studi e l’ingresso nell’obbligo stesso dell’ultimo anno di Scuola dell’Infanzia, nonché un appropriato stato giuridico dei docenti fuori dall’area impiegatizia.

Redazione

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