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In vacanza a Dubai coi giorni di permesso della L. 104 per assistere la madre, rischia il posto

A volte gli utilizzi distorti dei permessi per assistere congiunti o affini disabili superano la fantasia. Non si può commentare diversamente la vicenda di una collaboratrice scolastica di un istituto superiore di Erba, in provincia di Como, che ha chiesto al suo dirigente scolastico un permesso per assistere l’anziana madre malata, invalida grave e fruitrice dei benefici previsti dalla ai sensi della Legge 104/92: solo che l’ausiliaria è stata sorpresa in vacanza a Dubai con tutta la famiglia.

Decisivo l’intervento della Guardia di Finanza

Ad accertare il raggiro, che ora mette a serio rischio la posizione della collaboratrice scolastica, è stata la Guardia di Finanza: la donna, riferisce l’Ansa, è stata denunciata a piede libero alla procura di Como per truffa aggravata ai danni dello Stato, in attesa anche di valutare gli aspetti disciplinari che possono arrivare al licenziamento, come deciso in passato per casi analoghi: lo scorso mese di aprile la Cassazione civile (con ordinanza 8209) ha spiegato che un abuso della legge 104 da parte di un dipendente statale può legittimare il licenziamento, anche se lo stesso sia stato assolto in sede penale.

L’inchiesta, condotta dalla Finanza di Erba, è stata avviata da una segnalazione-denuncia circa la possibile truffa: agli agenti delle Fiamme Gialle è bastato “certificare” con un semplice riscontro all’agenzia di viaggi dove la donna, in maniera poco accorta, aveva prenotato la vacanza.

La fruizione dei permessi è finalizzata alla mera assistenza

“La dipendente pubblica – riferisce ancora l’agenzia di stampa – ha davvero un madre malata, per cui ha diritto ai permessi che la legge concede a chi si fa carico dell’assistenza di congiunti malati o disabili (legge 104 del 1992) e dei congedi straordinari previsti dal decreto legislativo 151 del 2001. Ma il permesso e l’assenza dal lavoro devono essere direttamente collegati alla prestazione di assistenza e non utilizzati per altro scopo”.

La stessa Guardia di Finanza ha ricordato che “tali assenze retribuite, che rispettivamente consistono nel conferimento della facoltà di svolgere meno ore lavorative giornaliere e di fruire di tre giorni mensili di assenza dal luogo di lavoro, vengono concesse ai lavoratori dipendenti, pubblici o privati, che si accollano il gravoso compito dell’assistenza a coniugi, parenti o affini entro il secondo grado di parentela portatori di handicap di particolare gravità documentata da apposita relazione delle commissioni mediche competenti”.

Controlli a tappeto

Sempre la Guardia di Finanza tiene a fare sapere di mettere in atto “periodici controlli nei confronti dei fruitori di queste agevolazioni, acquisendo presso istituti ed enti pubblici l’elenco degli stessi corredato dei relativi giorni di assenza fruiti”.

In molti casi i controlli si sono estesi anche alle certificazioni di invalidità per la legge 104, che talvolta si sono rivelate fasulle. Ad Agrigento, per esempio, è aperta un’inchiesta. Proprio alcuni giorni fa, per i fatti del capoluogo siciliano sono state emesse le prime sentenze di condanna: ben nove imputati, oltre alle pene di legge, sono stati condannati anche al risarcimento del danno in favore della Flc-Cgil di Agrigento, da liquidare in sede civile, e al rimborso delle spese legali.

Vale la pena ricordare, infine, che la scorsa estate la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli aveva annunciato che per stanare gli abusi della fruizione dei permessi della Legge 104/92, sarebbero stati avviati controlli tappeto in tutta la PA, quindi anche tra il personale scolastico.

Alessandro Giuliani

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