In Val di Vara prof e ds rifiutano le lezioni di caccia al cinghiale

La caccia al cinghiale non può essere un’attività formativa. Almeno in un ambito didattico. A sostenerlo sono i docenti e la dirigente scolastica dell’istituto scolastico comprensivo di Rocchetta di Vara, nella Val di Vara, in provincia di La Spezia, declinando in questo modo l’invito che proveniva dal Comune a coinvolgere gli alunni della quarta e quinta classe per imparare a conoscere un’attività in quella zona molto praticata.
Le parole della dirigente scolastica dell’istituto dello spezzino non sembrano lasciare speranze a sindaco e vicesindaco di Rocchetta di Vara. E neanche a ‘Ferdercaccia’, che per la prossima settimana aveva organizzato la distribuzione di magliette con messaggi di sensibilizzazione per le nuove generazioni: “abbiamo letto il progetto nero su bianco, per la prima volta, e abbiamo verificato – ha detto laconica la ds Cinzia Caccone – che non è compatibile con la didattica ambientale di una scuola”.
Poche parole, quindi, che bastano a stroncare quelle lezioni che si sarebbero dovute svolgere con i cani da caccia dell’associazione italiana ‘Alpenlaendische Dachsbracke’ ed il supporto di cacciatori provetti, docenti di scienze e guardie forestali.
O meglio, se i promotori del progetto vorranno proprio organizzare le lezioni di caccia al cinghiale, potranno farlo coinvolgendo i bambini al di fuori dell’attività scolastica: una soluzione che placherebbe anche le ira delle associazioni ambientaliste e di tutela degli animali, subito insorte contro l’iniziativa assieme ad alcuni esponenti politici (in particolare Radicali) che già minacciavano di chiedere spiegazioni direttamente al ministro Gelmini.
Alessandro Giuliani

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