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Inghilterra, meglio le buone maniere che le punizioni

Piuttosto che stare lì a denunciare le cattive maniere dei propri alunni, stigmatizzandone gli atteggiamenti fino a rifiutarsi – in qualche caso – di accettare in classe i più turbolenti, i docenti devono recuperare essi stessi il senso delle buone maniere, ergendosi ad esempio e modello di comportamento. Lo sostengono i rappresentanti del sindacato dell’associazione  docenti e lettori inglesi che alcuni giorni fa si sono riuniti in assemblea per affrontare la spinosa questione. La linea dura non paga, lo dimostra il fatto che i livelli di indisciplina nelle classi si sono mantenuti più o meno stabili negli ultimi anni. Occorre, dunque, provare con quella morbida, tanto più che oggi – sostengono i docenti dell’associazione – i ragazzi ricevono in famiglia un’educazione sempre meno adeguata.

La scuola, deve, dunque, sopperire a questo vuoto educativo e deve farlo con dolcezza: secondo un recente studio condotto dal London University’s Institute of Education la gentilezza e la cortesia sono l’unica arma vincente contro ogni forma di maleducazione, in quanto possono “smontare” l’aggressività di un ragazzo più facilmente di quanto non possa fare una punizione. Rimettersi in questione, dunque, e valutare il proprio atteggiamento nei confronti della classe è il consiglio che viene dato ai professori. L’esatto contrario di quanto auspicato dal ministro dell’Istruzione Ruth Kelly, fautrice della tolleranza zero e del poliziotto d’Istituto.

Gabriele Ferrante

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