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Iniziative del Cnddu per il Giorno della memoria, riflessioni sul lager femminile di Ravensbruck

In occasione della Giorno della Memoria, il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha promosso diverse iniziative sul territorio nazionale, tra le quali un incontro laboratoriale interattivo presso l’Isi “Pertini” di Lucca nella mattinata del 30 gennaio.

Saranno presenti anche Romano Pesavento, docente e presidente del CNDDU, e Valentina Pagliai, responsabile progetti educativi “Robert F. Kennedy Human Rights Italia”.

L’iniziativa, incentrata sul valore del ricordo e della memoria in relazione alla Shoah, è inserita in un percorso culturale, ormai decennale, dell’istituto, di cui Daniela Venturi è la dirigente scolastica. L’Isi “Pertini” di Lucca è “capofila” di molteplici attività afferenti all’Educazione civica, alla cittadinanza responsabile e alla solidarietà, come ad esempio le Olimpiadi Digitali dei Diritti Umani.

Inoltre, il CNDDU ci segnala “l’interessante iniziativa della prof.ssa Daniela Provenzano, che, sperimentando diverse modalità espressive/riflessive (videointerviste, produzione grafica e letteraria), ha saputo veicolare in modo innovativo i contenuti storici della drammatica vicenda in oggetto, suscitando l’interesse e il coinvolgimento umano degli studenti della sua classe”.

La prof.ssa Debora Cavarretta del Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita gli insegnanti di ogni ordine e grado a inviare all’indirizzo email coordinamentodirittiumani@gmail.com i contributi dei loro alunni, relativi al tema ‘Se questa è una donna: il lager femminile di Ravensbruck’. Un invito a riflettere realizzando “un lavoro didattico monografico che racconti – con la bellezza della poesia e della narrativa, con l’immediatezza delle tecnologie digitali e soprattutto con un cuore puro che sappia  riconoscere e condannare le ingiustizie e lodare la vita – l’orrore delle donne  dei lager , offese, umiliate, violentate, trucidate” spesso anche con i loro bambini.

Tutti i lavori inviati saranno pubblicati sul sito del Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, nella sezione dedicata alle scuole, nonché sulle pagine social dello stesso CNDDU, che ci fa sapere che “ogni anno, in occasione di questa giornata commemorativa, pur ricordando ovviamente tutte le vittime dell’Olocausto prova a narrare storie di orrore che molto spesso rimangono nascoste nelle pieghe dell’Olocausto”.

L’anno scorso la Giornata è stata dedicata “ai bambini di Terezin, quest’anno – afferma la prof.ssa Rosa Manco del CNDDU – abbiamo scelto di mantenere viva la memoria delle donne nei lager, nello specifico di quello di Ravensbruck”.

Nel comunicato del CNDDU leggiamo che nel 1939 venne aperto il campo di concentramento di Ravensbruck  in Germania. “Nel giro di tre anni nel lager di Ravensbruck furono imprigionate oltre 10.000 donne (austriache, tedesche, comuniste, antinaziste, e/o colpevoli di aver violato le leggi di Norimberga sulla purezza razziale) che a causa di denutrizioni e condizioni disumane di vita giungevano ad un’amenorrea forzata”.

“La Legge della sterilizzazione – prosegue il comunicato – approvata nel 1933, in nome della politica eugenetica del regime nazista, autorizzò una serie di esperimenti medici che causarono la morte per emorragia di un numero altissimo di donne, le quali rappresentano più della metà delle vittime dell’Olocausto.

A Ravensbruck, villaggio prussiano a 80 km da Berlino, le SS si scagliarono con una violenza disumana sulle donne prigioniere, sporcando la storia del genere umano con una macchia che mai sarà cancellata”.

Il comunicato del CNDDU si conclude con un pensiero di Anne Frank, morta a neppure 16 anni nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, che pochi giorni prima della sua deportazione nel lager nazista scriveva dal suo nascondiglio nella casa di Amsterdam, dove la sua famiglia era stata costretta a rifugiarsi lasciando la Germania che perseguitava gli ebrei:  “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.

Andrea Toscano

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