Quello che fa studenti eccellenti sono insegnanti eccellenti: è il risultato di uno studio dell’Economist e ripreso dal Corriere della Sera.
Il giornale statunitense analizza i nuovi parametri pedagogici che stanno producendo una «razza» tutta nuova di formatori. Maestri con i «superpoteri», conquistati grazie a interventi che dovrebbero far parte del normale bagaglio di chi intraprende il percorso per salire in cattedra, ma che vengono spesso trascurati.
Un ricercatore dell’università di Melbourne ha analizzato 65mila lavori sugli effetti che centinaia di diversi approcci e interventi educativi hanno prodotto su qualcosa come 250 milioni di studenti e ha concluso che gli aspetti di solito più cari ai genitori – dalla numerosità della classe, alla divisione dei ragazzi per livelli di apprendimento – hanno poca rilevanza. Ciò che davvero fa la differenza è l’«expertise»: esperienza e capacità dei prof.
Non contano tanto gli stipendi, anche se, per trattenere i migliori o per dirottarli sulle scuole che han più bisogno, la leva economica in qualche misura funziona. Né la libertà di licenziare i peggiori.
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Lo studio avrebbe dimostrato che il punto fondamentale è innalzare il livello medio dei docenti, attraverso un processo di formazione in aula e sul campo.
Diversi i programmi di riferimento che propongono un addestramento basato sulle scienze cognitive, i tirocini in classe, il confronto con i colleghi, l’affiancamento di insegnanti di fama ed esperienza. Oltre all’insegnamento ai ragazzi non solo di saperi, ma anche di utilizzo del pensiero critico. Questo rivoluzionerà le scuole e cambierà le vite. Una lezione chiara, scrive Il Corriere, che deve solo essere insegnata.
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