Didattica

Intelligenza artificiale, anche la scuola deve fare la sua parte

L’intelligenza artificiale (IA), ormai è un dato acquisito, ha trasformato in maniera straordinaria la vita dell’uomo attraverso innovazioni in diversi settori.

Tuttavia, si osserva – a parere di chi scrive – una preoccupante mancanza di consapevolezza generale riguardo alla portata di questa epocale rivoluzione in corso. Mentre molti comprendono il potenziale dell’IA, molti altri non riescono a capire, se non addirittura ignorano, le sue implicazioni.

Tale circostanza potrebbe, nel futuro, generare una divisione tra “cittadini di serie A consapevoli” e “cittadini di serie B meno informati”.

Giova rilevare come l’utilità dell’intelligenza artificiale abbia già trovato manifestazioni in diversi settori. Ad esempio, nel campo della ricerca scientifica, l’IA ha accelerato notevolmente i progressi, consentendo, fra le altre cose, l’analisi rapidissima di grandi quantità di dati sperimentali e la scoperta di nuove soluzioni. Nel settore dell’automazione, l’IA ha consentito una maggiore efficienza produttiva, riducendo l’errore umano e accelerando i tempi di realizzazione di beni e servizi. Nell’ambito dei trasporti, l’IA sta contribuendo a sviluppare un nuovo concetto di mobilità.

Questi sono solo degli esempi, poiché la capacità dell’IA di elaborare immense quantità di dati permette la rapida individuazione di soluzioni a problemi che potrebbero migliorare notevolmente la nostra vita: basti pensare al campo della medicina, del cambiamento climatico, della gestione delle risorse idriche, dell’urbanistica, della giustizia, dell’ingegneria, etc.

Inoltre, le potenzialità dell’IA nell’apprendimento e nel miglioramento delle proprie performances prefigurano un trend di evoluzione rapido, alimentando la preoccupazione per la mancanza di consapevolezza di molte persone sull’ampiezza del suo impatto.

Le ragioni di tale assenza di consapevolezza sono probabilmente connesse alla natura della tecnologia ma anche alla scarsa informazione sulle potenzialità dell’IA, che alimenta timori e pregiudizi. Già da ora esistono coloro che promuovono l’IA e altri che la temono, e questa situazione dovrebbe allarmarci.

Nel breve periodo, la mancanza di competenze nel campo dell’IA potrebbe non generare grossi squilibri a livello sociale, ma a lungo termine molte persone potrebbero perdere importanti opportunità di inserimento e crescita professionale, con conseguenze che favorirebbero i più informati e consapevoli. Si potrebbe ripercorrere ciò che accadde in passato quando il tasso di alfabetizzazione era basso: coloro che sapevano leggere e scrivere godevano di un netto vantaggio in termini di possibilità di inserimento sociale e professionale. Pertanto, considerando anche la rapidità con cui si sviluppa l’IA, è necessario intervenire tempestivamente per evitare una divisione tra cittadini “di serie A consapevoli” e “di serie B meno informati”.

Gli Stati dovrebbero investire in grosse campagne di sensibilizzazione sull’IA, assicurando l’accesso a tutte le fasce della popolazione per evitare l’esclusione di gruppi svantaggiati.

Il settore dell’istruzione e della formazione, a partire dagli istituti scolastici fino alle università, dovrebbe introdurre corsi sull’intelligenza artificiale e pensare alla necessità di garantire una formazione continua in questo campo per permettere a tutti di stare al passo con l’evoluzione tecnologica. Anche i media dovrebbero promuovere campagne di divulgazione accessibili su questo argomento.

Ci troviamo di fronte ad una delle più grandi rivoluzioni della nostra epoca, capace di incidere profondamente sulla nostra società, ma per trarne benefici è fondamentale che tutti i cittadini siano consapevoli di cosa sia l’intelligenza artificiale e degli impatti che essa avrà sul nostro futuro.

Fabio Guarna

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