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Jessica Mancini, ex modella prof campana al Nord: i colleghi pensano di saperne più di me, gli alunni mi chiedono se ho armi

In queste ore stanno spopolando sui social le parole di Jessica Mancini, 35enne di Aversa ma residente da sei anni a Montecatini, in provincia di Pistoia, ex modella e volto della trasmissione televisiva di Canale5 “Uomini e Donne“. Quest’ultima , usando un trend molto comune, ha fatto un video sarcastico che ironizza sui pregiudizi che hanno gli studenti del Nord nei confronti dei docenti del Sud.

“Sono campana e faccio la prof in Toscana, è ovvio che dovrò giustificare la mia laurea e dire che non l’ho comprata, è ovvio che tutti gli alunni mi dicono ‘uè uè professoressa’ e mi chiedono ogni giorno se ho un’arma e mi cantano la sigla di ‘Mare Fuori’, è ovvio che i miei colleghi pensano sempre di saperne più di me e invece gli faccio fare delle belle figurelle”, queste le sue parole nel video virale. Risultato: oltre 170mila mila visualizzazioni e 7200 ‘mi piace’, ma anche decine di critiche (la maggior parte di toscani risentiti), come riporta Il Corriere della Sera.

“Nel mondo della scuola vengano a galla dei pregiudizi duri a morire”

“Eppure – tiene a chiarire Jessica – non ho mai sostenuto che in generale, in Toscana, c’è razzismo verso i meridionali. Assolutamente no: non sarebbe vero. Ma ho costatato comunque come nel mondo della scuola vengano a galla dei pregiudizi evidentemente duri a morire nonostante molti docenti siano del Sud e molte classi siano composte da ragazzi anche stranieri”. Insomma, mentre si parla tantissimo in questi giorni di studenti stranieri meriterebbe attenzione anche il problema dei pregiudizi nei confronti di studenti e docenti provenienti dal Mezzogiorno al Nord.

La docente ha dato sfogo alle sue critiche solo su TikTok perché, sostiene, “è il mezzo che mi avvicina di più al mondo dei ragazzi: mi fa comunicare meglio con loro. E pensare – racconta Jessica – che all’inizio ho aperto il profilo perché sono appassionata di moda vintage, quindi solo per mostrare i vestiti e gli accessori che di volta in volta compro nei vari mercatini a poco prezzo. Ma ora, nelle mie nuove vesti di insegnante, TikTok mi è servito anche quando un giorno ho ricevuto un vero e proprio insulto. E per alimentare la mia speranza che, anche mettendola sul ridere, coi social, possa aprire la mente e formare delle nuove generazioni culturalmente lontane da ogni discriminazione territoriale”.

“Ogni mattina devo combattere contro alcuni stereotipi, e questo mi scoccia un po’” spiega a La Repubblica Mancini. “Vengo discriminata semplicemente perché sono campana, con piccole gesti, frasi, espressioni del viso. Ma – aggiunge – è una cosa che capita di rado. Nessuno è perfetto. Credo che ogni popolo abbia i suoi pregi e i suoi difetti, dovremmo imparare ad arricchirci vicendevolmente e non stare lì a punzecchiarci e a denigrarci. Quando qualcosa mi viene detto con tono ironico, sono la prima a riderne, ma altre cose fanno male e sono figlie del pregiudizio. Sto molto bene in Toscana, a parte qualche episodio spiacevole” conclude.

“Al Nord rapporto meno aperto con i genitori”

Sono moltissimi i docenti del Sud costretti a emigrare al Nord per una cattedraLa Repubblica qualche mese fa ha intervistato una di loro, un’insegnante messinese di 41 anni che in procinto di trasferirsi Brescia dopo essere stata chiamata per un posto come insegnante di sostegno alla Primaria.

Ecco cosa c’è alla base della sua decisione: “A Messina un’insegnante resta precaria a vita, la fila è infinita. A Brescia, invece, c’è la possibilità di entrare in ruolo. Con una mini-call veloce, vieni inserita nella graduatoria della provincia e poi ti chiamano. Supplenza annuale, ho provato ed è successo. Ho la specializzazione sul sostegno, un anno di Tirocinio formativo, il Tfa. A Messina fai una vita di sostituzioni e il posto fisso ti arriva l’anno prima di andare in pensione, è un classico. A Brescia farò una stagione da supplente, ma questo 2023-’24 sarà anche il mio anno di prova. La prossima estate, se la prova sarà giudicata positivamente, darò l’esame agevolato e diventerò, vivaddio, insegnante a tempo indeterminato”.

La docente ha anche avuto a che fare con episodi di discriminazione: “Quando hanno sentito il mio spiccato accento siciliano, hanno chiuso la conversazione: ‘Non posso aiutarla più’. Giù il telefono. Per controllare se la mia sensazione fosse corretta, ho richiamato la mattina dopo. Stessa scena. Ho fatto una recensione che gli ho tolto la pelle”.

E, infine, ecco un commento in merito alle differenze tra docenti del Nord e del Sud: “In Sicilia siamo più morbidi, e manteniamo un rapporto aperto con i genitori. Qui, per ottenere un colloquio, il padre o la madre devono fare una richiesta alla dirigenza, offrire una motivazione ed essere autorizzati. Probabilmente è giusto così, i genitori sono abituati a prendersi il dito con tutta la mano”, ha concluso.

Redazione

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