Categorie: Estero

L’Italiano finalmente nella “Schola europeae”

L’apertura dal 2007, che ha il carattere sperimentale dovendo assumere il carattere definitivo solo nel 2009, ha rappresentato un vera vittoria perché segna l’inversione di quella inversione di tendenza che fino ad oggi ha sacrificato le lingue meno parlate e che ha privilegiato quelle più diffuse: l’inglese, il tedesco e il francese.
Non si tratta, ovviamente, di aver voluto difendere interessi nazionalisti e corporativi, ma solo di tutelare i princìpi generali sempre sostenuti di contribuire alla salvaguardia delle lingue minoritarie e di evitarne la scomparsa.
E’ stata, d’altra parte, una vittoria delle nazioni linguisticamente minori rispetto a quelle più forti nei riguardi delle quali, che non si aspettavano l’iniziativa, in questi ultimi anni, l’Italia aveva alzato la voce.
L’esito è dipeso, come si deve sottolineare, dall’impegno dei rappresentanti italiani che si sono attivati, in questi ultimi anni, contrariamente a quelli che li avevano preceduto e che si erano distinti per l’inattivismo favorendo, così, l’iperattivismo dei francesi, degli inglesi e dei tedeschi che erano riusciti a raddoppiare le cattedre delle loro lingue irrigidendosi nei loro comportamenti discriminatori.
Per l’avvenire, i figli dei numerosi italiani impegnati negli organismi comunitari potranno frequentare le loro scuola e vedere visto finalmente attuato un loro diritto sancito dalla Costituzione Italiana, quello all’istruzione.
Giuseppe Guzzo

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