Categorie: Riforme

L’obbligo di investire in cultura. Il Sole24Ore lancia il Manifesto «Per una costituente della cultura».

Così apre il Domenicale del Sole24Ore per diffondere la sottoscrizione del suo “Manifesto per una costituente della cultura» al quale già hanno aderito qualche migliaio di intellettuali, politici e personalità del mondo della cultura italiana,a parte industriali e operatori turistici.
“Cultura e ricerca sono due capisaldi della nostra Carta fondamentale”, continua l’appello del giornale,  “Le riflessioni programmantiche che proponiamo qui cercano di mettere punto alcuni elementi «Per una costituente della cultura». L’articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sono temi saldamente intrecciati tra loro.
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-02-18/niente-cultura-niente-sviluppo-141457.shtml
Perché ciò sia chiaro, il discorso deve farsi strettamente economico. Niente cultura, niente sviluppo. Dove per “cultura” deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per “sviluppo” non una nozione meramente economicistica, incentrata sull’aumento del Pil, che si è rivelato un indicatore alquanto imperfetto del benessere collettivo e ha indotto, per fare solo un esempio, la commissione mista Cnel-Istat a includere cultura e tutela del paesaggio e dell’ambiente tra i parametri da considerare.
La crisi dei mercati e la recessione in corso, se da un lato ci impartiscono una dura lezione sul rapporto tra speculazione finanziaria ed economia reale, dall’altro devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.
Se vogliamo davvero ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un’idea di cultura sopra le macerie che somigliano assai da vicino a quelle da cui è iniziato il risveglio dell’Italia nel secondo dopoguerra, dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento.
La cultura e la ricerca innescano l’innovazione, e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo. La cultura, in una parola, deve tornare al centro dell’azione di governo. Dell’intero Governo, e non di un solo ministero che di solito ne è la Cenerentola. È una condizione per il futuro dei giovani. Chi pensa alla crescita senza ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d’uscita.
La cultura va promossa e sostenuta anche lì dove non ci si può aspettare una ricaduta pratica, perché la vera utilità della cultura è quella dell’ampliamento degli orizzonti e della consapevolezza storica degli uomini. In particolare la ricerca filosofica è utile per la società se viene lasciata libera. Per promuovere la cultura occorre investire anche in istituti che non procurano rendite economiche, ma che formano le menti e le coscienze.

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