Gli studenti romani si mobilitano con l’ambizione di far nascere un nuovo movimento per la pace e contro la violenza. E allora circa cinquecento ragazzi, provenienti da tanti istituti della Capitale, come il Socrate, il Tasso, il Virgilio, il Visconti, l’Aristotele e il Carducci, hanno partecipato al Galileo Galilei alla manifestazione, “La Pace è giovane”, che i ragazzi hanno voluto dedicare al contrasto della diffusione delle armi nelle scuole, soprattutto in America.
L’appuntamento è stato organizzato dal movimento Giovani per la Pace insieme agli studenti impegnati nell’alternanza scuola-lavoro con la Comunità di Sant’Egidio in cui si sono ascoltate le testimonianze di alcuni anziani sopravvissuti al bombardamento di San Lorenzo del 1943 e di alcuni rifugiati siriani.
Per l’occasione, sono stati resi noti i risultati di un questionario a cui hanno partecipato 2500 giovani con meno di 26 anni e dal cui esito emerge che ragazzi e ragazze sono “decisamente preoccupati per il panorama internazionale” (oltre il 50% ha dato il punteggio massimo a questa definizione) ed è netto il loro sostegno alla lotta degli studenti americani contro la diffusione delle armi (il 50% delle risposte ha dato il punteggio massimo alla posizione a favore della battaglia dei giovani americani).
Gli intervistati si sono espressi per lo più favorevolmente anche contro l’agevolazione dell’acquisto delle armi come mezzo di difesa.
I giovani dunque giudicano la violenza non è in grado di risolvere i problemi, mentre appare importante fare arrivare il messaggio e lo slogan ‘La pace è giovane’ con cui si vuole dire che non è vero che i giovani non vogliono fare niente ma anzi vogliono cambiare il loro quartiere, la loro città, il mondo.
“Questa iniziativa – spiega il coordinatore delle attività di Sant’Egidio – nasce perchè i ragazzi hanno visto questo movimento molto forte negli Stati Uniti e sono rimasti colpiti dalla capacità di mobilitazione di liceali come loro. Hanno detto, ci vogliamo unire a loro, sostenerli nella lotta. Certo, negli Stati Uniti il discorso delle armi è una priorità perchè i ragazzi muoiono nelle scuole. Loro li vogliono sostenere in un problema che non è molto forte qui ora ma che lo diventerà presto perchè in Italia il commercio delle armi è in crescita e, anche se le leggi per fortuna sono più restrittive, molte persone chiedono di armarsi o comprano armi. Questi ragazzi vogliono prevenire. E poi – aggiunge – sanno che unirsi ai giovani americani vuol dire chiedere di disarmarsi a tutti i livelli perchè la violenza è anche quella, come racconta qui una ragazza di San Basilio, di quelle persone che hanno preso i bastoni per impedire a una famiglia di migranti di entrare in una casa popolare a cui avevano diritto”.
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