E’ sorta una discordia linguistica e protocollare fra la presidenza della Repubblica e il Senato sulla definizione al maschile o al femminile della seconda carica dello Stato ricoperta per la prima volta nella storia repubblicana da una donna, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
La disputa è diventata palese con il mandato affidato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Casellati. Tanto nella convocazione scritta al Colle quanto nel testo del mandato conferito dal capo dello Stato scritto e letto pubblicamente, il Quirinale ha definito Casellati “la presidente” del Senato.
Tuttavia, fin dal giorno della sua elezione, il protocollo del Senato si è adeguato alla richiesta fatta pubblicamente a mezzo stampa da Elisabetta Casellati di tornare alla stagione pre-Boldrini ed essere definita “il presidente”.
E in tutta onestà la disputa ci pare incredibile perché se esiste un femminile, e Casellati è femmina, non si capisce il motivo per il quale le (o gli?) piace l’articolo al maschile.
Maschilismo tipico della destra? Ma che motivo c’è? Forse perché mai abbiamo avuto una presidentessa donna al senato, per cui il maschile nobilita di più? Come anche la tiritera su “la ministra”, rifiutato sempre dalle donne di destra a favore di “ministro”.
Se fra l’altro scriviamo sempre “la cancelliera Angela Merkel”, al posto di “cancelliere”, perché lo stesso non si può fare con le donne italiane (i?) presidentesse del senato?
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