Le spoglie di Vittorio Emanuele III di Savoia, da Alessandria d’Egitto, dove il re è morto in esilio nel 1947, sono arrivate in Italia e trasferite nel santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo.
Gli eredi del re, che dopo l’abrogazione dell’esilio a vita cui erano stati sottoposti nel 1946 vivono in Italia, si recheranno al santuario per rendere omaggio alla salma, mentre sulla vicenda interviene la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni.
“In un’epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine – afferma – Anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, i 70 anni della Costituzione che nacque nel solco del referendum attraverso cui l’Italia scelse di abrogare la monarchia ma anche gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste che per primo proprio il sovrano di casa Savoia avallò nella tenuta di San Rossore a Pisa. Era il 5 settembre del 1938, pochi giorni ancora e Mussolini le avrebbe annunciate alla folla entusiasta radunatasi in Piazza Unità d’Italia a Trieste”.
“Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede: Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale – aggiunge Di Segni, come riporta ‘Pagine ebraiche’, il portale dell’ebraismo italiano – ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio. Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L’Italia non può e non deve dimenticare”.
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