Politica scolastica

La sociologia: classi separate e il 20% di alunni stranieri è discriminatorio

Secondo la più accreditata sociologia che tratta i problemi della immigrazione, istituire classi riservate agli alunni stranieri è una misura che non può che provocare effetti disastrosi e per diversi motivi. 

Uno dei quali, e forse il più importante, è che rischia di accentuare “l’inferiorizzazione” degli immigrati favorendo così la creazione di una vera e propria popolazione di “serie C” dopo la “B” riservata agli italiani poveri e marginali.

Di fatto, si tornerebbe ai tempi in cui i figli dei “terroni” erano collocati ( fine anni “50) nelle classi differenziali destinate ai cosiddetti “ritardati mentali”, come è toccato anche ai figli dei nostri immigrati in Germania, ghettizzati in scuole speciali per imparare il tedesco. 

In ogni caso, per giustificare questa proposta, si gioca d’anticipo evocando il rischio del razzismo per evitare il quale l’unica strada è l’integrazione e dunque dare a tutti effettive possibilità di praticare diritti e doveri, dimenticando che solo chi ha diritti può rispettare i doveri.

E dunque, se le famiglie di immigrati, e magari di un preciso gruppo nazionale o subnazionale, si concentrano in una zona ben delimitata della città è perché solo là hanno potuto trovare un alloggio, spesso precario e da indigenti. Per cui appare ovvio che l’integrazione scolastica corrisponde a quella economica e sociale e dunque imporre percentuali di alunni stranieri per classe non solo appare sbagliato, ma sarebbe pure disastroso. 

Ma non solo. Si lascia ai presidi la grande incombenza di dividere uguali in zone diseguali, costringendoli, laddove la scuola graviti in uno dei tanti ghetti delle nostre città, a fare spostamenti di personale e di alunni secondo logiche imposte dall’altro e che non tengono conto del tessuto sociale e dei contesti.  

Infatti (e lo stesso vale anche per gli zingari e persino per almeno otto milioni di poveri) la distribuzione degli stranieri nel territorio non è casuale: corrisponde alle pratiche di gestione concreta dell’immigrazione oggi spesso lasciate al libero arbitrio di padroncini e padroni di attività e di alloggi o tuguri che pensano solo a fare più guadagni possibili a tutti i costi e sulla pelle di chiunque.

Pure l’Europa, secondo questa branca di studi, predilige logiche proibizioniste e protezioniste anche se l’integrazione dei figli degli immigrati è generalmente favorita proprio perché la lunga esperienza del passato ha insegnato l’importanza di questo aspetto per la posterità di tutti.

Diverso sarebbe invece l’atteggiamento di questo Governo che cerca di realizzare obiettivi coerenti con le sue proposte elettorali, considerando pure che una parte considerevole degli elettori del centrosinistra condividerebbe quest’orientamento, nutrendosi pure dello sfruttamento degli immigrati.

Pasquale Almirante

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