I lettori ci scrivono

La stranezza di Roberto Andò, lo consiglio ai colleghi e agli studenti

Un film raffinato e divertente allo stesso tempo, interpretato da un trio di grandissimo spessore e di un armonioso equilibrio reso ancora più avvincente grazie anche all’interpretazione magistrale di tutti gli altri attori de “La Stranezza” che ad ogni loro apparizione riempiono lo schermo di suggestiva poesia immaginifica.

Ficarra e Picone e Toni Servillo, in quest’elegante film di Roberto Andò attraverso un costante gioco di sguardi e di espressioni del volto giocano nell’incontro tra il tragico e il comico, tra la realtà e la finzione, poli opposti che si mescolano all’interno di una strana e accattivante cornice metateatrale.

Da insegnante sento la necessità di suggerire agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado di vedere questo film per riscoprire la bellezza del teatro pirandelliano. È proprio Luigi Pirandello, infatti, interpretato da Servillo, il protagonista di questo film, che, di ritorno nella sua terra siciliana per festeggiare gli 80 anni di Giovanni Verga, si imbatte nell’incontro di due becchini, Nofrio e Bastiano, interpretati da Ficarra e Picone, appassionati di teatro ed impegnati a mandare avanti una compagnia teatrale amatoriale.

Luigi Pirandello, una volta tornato in Sicilia, vuole assolutamente partecipare ai funerali dell’amata balia Maria Stella, la donna che durante la sua infanzia era capace di consolarlo e quasi purificarlo dai quei momenti in cui “ci pigghiava la Stranizza”…

Un disguido con il “camposantaro” di Girgenti lo costringe a fermarsi qualche giorno in più in paese, dove fa la conoscenza dei due becchini che proprio in quei giorni si dilettavano con le loro consuete prove di teatro, ma questa volta, per la prima volta, con l’obiettivo di portare in scena una tragedia invece delle solite commedie popolari.

Pirandello, che durante il suo viaggio in treno per scendere in Sicilia aveva incontrato “sei personaggi” che ora assillavano la sua mente nella ricerca di una storia in cui poter dar loro vita, incontra e scandaglia tutti i personaggi di un teatro povero di mezzi ma ricchissimo di intenzioni. Ed è da qui che si innesca quel processo affascinante e misterioso della creazione artistica. Un teatro vivo, pieno di personaggi “verghiani” i cui peccati, più o meno gravi, sono messi in scena, dà l’avvio ad un intreccio fra pubblico e palco, fra realtà e finzione, il tutto perfettamente incastonato nella magica metanarrazione cinematografica che accentua quell’effetto di straniamento già delineatosi all’interno della storia in sé…

Non mi resta che augurare, a chi non l’avesse ancora visto, colleghi ed alunni, Buona Visione!

Sabrina Gallà

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