I lettori ci scrivono

L’arretratezza culturale della scuola

Sono in fase di allestimento incontri sugli stati generali della scuola per affrontare i problemi della formazione dei giovani nella nostra società.

Si tratta di attività utili per esplorare l’area in cui nasce il problema educativo: le precedenti esperienze mostrano la loro inefficacia nella formulazione di strategie risolutive. Una constatazione lapalissiana: le problematiche complesse non possono essere affrontate dal basso, con un approccio bottom-up.

Sia d’esempio il governo italiano che, per combattere il coronavirus, elabora gli interventi solo dopo aver consultato gli scienziati: un approccio che le scuole hanno rifiutato e tuttora rifiutano.

Per giustificare tale addebito si richiama il concetto “SISTEMA” che rappresenta una delle caratteristiche fondanti il mondo contemporaneo.

Un sistema è un complesso unitario, formato da elementi interconnessi che, in uno specifico ambiente, muove per raggiungere un fine. Il singolo elemento non ha valore autonomo: il suo significato deriva dalla sua interazione con gli altri componenti.

Due esempi sono sufficienti per documentare il comportamento del mondo della scuola e il suo rigetto della cultura sistemica.

Il primo riguarda il modello organizzativo introdotto nel 1974: tutti gli insegnamenti, coordinati, devono essere orientati alla crescita intellettiva e operativa dei giovani. La conquista dell’unitarietà avviene progressivamente, prima si colloca la scuola nell’ambiente, per delineare i piani formativi; poi si elabora la strategia educativa che, adattata alla specificità delle classi, vincola i singoli insegnamenti.

Un disegno che non ha visto la luce.

La cosiddetta buona scuola, ora legge 107/2015, fornisce il secondo caso.

Le scuole sono sistemi orientati alla formazione dei giovani: devono entrare in una società in rapida e imprevedibile evoluzione.

Il paragrafo 7 della legge elenca gli “obiettivi formativi individuati come prioritari” cui i docenti devono mirare, insegnando: apertura pomeridiana delle scuole e riduzione degli alunni per classe; prevenzione e contrasto della dispersione scolastica; valorizzazione della scuola come comunità attiva; incremento dell’alternanza scuola lavoro … è meglio non continuare e stendere un velo pietoso.

Resta il quesito: perché nessuno ha utilizzato la matita blu?

Per chiudere questa riflessione in senso propositivo si richiama il bottom-up, di cui prima si è detto. Affrontare problemi dagli elementi noti, oltre ad essere funzionale solo per problemi minuti, è contrario allo spirito della legge.

L’operatività delle scuole, infatti, deve essere orientata alla progettazione [formativa, educativa, dell’istruzione] che consta di due momenti distinti e successivi: l’ideativo e l’esecutivo.

L’attuale crisi della gestione scolastica deriva dalla superficialità che caratterizza la definizione dei traguardi. La loro espressione deve consentire la loro osservabilità, la loro misurabilità e, attraverso il controllo, il feed-back.

Enrico Maranzana

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