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Le impronte digitali dei presidi e i “veri problemi” della scuola

Visto che il prof. Gennaro Capodanno insiste nell’attaccare i dirigenti scolastici, sono costretto  a rispondergli.

L’impronta di un preside in una scuola, come giustamente rileva la giornalista Bianca de Fazio, si sente nel bene e nel male. Egli risponde dei risultati della sua gestione che è fatta di organizzazione e di coordinamento. Ma imputare, come fa il professore, ai soli dirigenti scolastici i risultati dell’apprendimento degli alunni che dipendono principalmente da fattori socio-culturali e non solo dall’ambiente scolastico, è ingeneroso e falso.

Proprio l’esempio che il prof. Capodanno fa dell’allenatore della squadra di calcio, mi dà il destro per confermare questa tesi.

L’allenatore risponde certamente dei risultati della squadra, ma  i giocatori li sceglie lui. Il dirigente scolastico non può scegliere lui gli insegnanti; il tentativo della legge 107 di farglielo fare per i nuovi assunti è stato bocciato a furor di popolo.

E così, come ha spiegato bene il prof. Umberto Galimberti. il preside a questo punto si deve tenere sino alla pensione il docente che non sa fare lezione, a meno che non si trasferisca volontariamente.

Il problema degli alunni che specie al sud non raggiungono buone competenze e del cospicuo abbandono scolastico che alimenta poi il reclutamento nelle varie mafie, le scuole possono contrastarlo solo se ricevono maggiori risorse e maggiori collaborazioni da parte degli altri enti, ma non finché non vengono riconosciuti i “contesti svantaggiati”.A che servono le prove INVALSI  che ogni anno accertano le insufficienti competenze degli alunni meridionali, se non si investe di più in queste zone? La politica sembra andare in tutt’altra direzione: dare di più a chi ha di più  (vedi proposta dell’autonomia differenziata delle regioni) e lasciare indietro chi arranca.
Quanto al rilevamento delle impronte digitali dei dirigenti scolastici, non è che lo rifiutiamo perché  ne abbiamo paura, ma semplicemente lo riteniamo inutile e costoso per la scuola che non è soggetta a fenomeni di assenteismo fraudolento, come capita in altri settori della pubblica amministrazione.
Quindi lo rifiutiamo anche per i docenti e per il personale ATA, ritenendo che i fondi per l’acquisto di rilevatori di impronte o quelli previsti per  l’aggiornamento per l’educazione civica  dei docenti (come fossero tutti ignoranti in materia), possano essere investiti meglio, utilizzandoli ad esempio per la manutenzione che manca delle scuole, vera emergenza nazionale.
Eugenio Tipaldi
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