I lettori ci scrivono

Le ore di orientamento e di alternanza distraggono davvero gli studenti?

Leggo la lettera www.tecnicadellascuola.it/orientamento-e-alternanza-sono-ore-che-distraggono-dal-lavoro-principale-la-scuola. Non posso fare commenti sulle ore di orientamento che non c’erano ai miei tempi, 70 anni fa. Posso però basarmi sulle mie esperienze di vita e di scuola (liceo classico, laurea in ingegneria, 8 anni di docenza in una facoltà umanistica e 8 in corsi tecnici per extracomunitari) per commentare alcune affermazioni non solo sbagliate, ma anche pericolose per i giovani che credono a tutto quello che leggono.

La ragazza parlando dello studio confonde il mezzo con il fine. È comprensibile, a quell’età si è spesso plagiati dagli insegnanti. In più facendo una facoltà umanistica, tipica fabbrica di disoccupati, comprende poco il mondo del lavoro.

Mi scandalizzano invece i commenti dell’articolo, che mi ricordano il detto “guardati dai cattivi maestri”. E mi ricorda anche quello che mi disse uno psicologo: “gli insegnanti sono la mia maggior fonte di clienti, perché molti di loro sono dei falliti e cercano di plasmare a loro immagine i loro studenti”.

Quando questo signore dice in senso dispregiativo “diventare produttivo per la società” mi ricorda il parassitismo del Reddito di Cittadinanza: la società non è qualcosa da combattere, perché la società siamo noi e quindi produciamo per noi tutti (cosa che l’Italia populista e ignorante ha dimenticato). E soprattutto dobbiamo diventare produttivi per poter fare una vita dignitosa e non da accattoni o mantenuti. “Se non produciamo non mangiamo”, per dirla in un modo che anche gli asini possano comprendere.

Contrariamente a quanto dice, è importante guardare sempre al domani, perché senza questo stimolo si diventa dei falliti. Ed è anche importante trovare la strada giusta. Questo signore fa finta di non sapere che l’Italia ha mezzo milione di posti di lavoro per i quali non si trova personale da assumere, perché mancano le competenze, e quasi 2 milioni di disoccupati senza le competenze, perché la scuola non ha saputo formarli e dare loro un corretto orientamento.

Ovviamente non è un suo problema: lui forse può rimanere per tutta la vita con la sua cultura ottocentesca, se non ha un problema di competenze come accade nel mondo reale. Secoli fa i nobili potevano dedicarsi a musica, poesia, arte, viaggi, e il popolino sgobbava tutta la settimana. Oggi per fortuna tutti hanno tante scelte per progredire ed emergere, ma per questo bisogna trovare quello che piace e che è anche utile, sia a noi stessi, sia alla società. E soprattutto non bisogna mai dedicarsi solo allo studio o solo al lavoro: il rapidissimo progresso del mondo attuale impone di abbinare studio e lavoro per tutta la vita.

Tuttavia in un’Italia distrutta da bande armate di studenti, che parlano solo di diritti e mai di doveri e che da certi partiti hanno imparato a zittire, anche con la violenza, chi non la pensa come loro, queste parole hanno ancora un senso?

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