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Lettera al ministro Bianchi: sulla questione del green pass obbligatorio per i genitori

Gentilissimo ministro Bianchi,

con immensa stima ho accolto la notizia del suo incarico nell’attuale ruolo, seguito le sue azioni, discorsi e interventi. 

Avete inaugurato un’ottima stagione, con le Linee pedagogiche per il sistema educativo integrato 06, da cui poter portare al centro dell’attenzione un’idea di sistema educativo 06 fondamentale, dove la priorità è riconosciuta al valore che hanno servizi di qualità per un buono sviluppo dei bambini, per le pari opportunità e la prevenzione delle diseguaglianze.

Anche l’UE mette in guardia sul fatto che i servizi educativi non sono buoni di per sé in assoluto, ma devono essere “di qualità”.

Questa è data da tanti aspetti, qualità del personale, della formazione, delle strutture, dell’organizzazione, della cura dei gruppi di lavoro e della relazione con le famiglie e il territorio, oltre che dai principi, valori e teorie pedagogiche di riferimento. Questi ultimi aspetti sappiamo bene che possono tradursi realmente in pratiche educative coerenti solo se ci sono tutti gli altri ingredienti.

Le considerazioni fin qui riportate sono necessarie per inquadrare la questione in oggetto: l’accompagnamento dei genitori dei propri figli all’interno della struttura è uno degli aspetti fondanti un ambiente educativo di benessere emotivo e psicologico per il bambino e la bambina che hanno bisogno ogni giorno di un supporto nel transitare da casa, dalla famiglia, dalla vicinanza dei genitori al nido o alla scuola dell’infanzia.

A settembre 2020 le Linee guida per la riapertura avevano riconosciuto, pur nella situazione di estrema emergenza in cui abbiamo riaperto allora, il valore e la necessità di prevedere tempi di ambientamento per i bambini dei servizi 06 coi loro genitori.

Ora, la richiesta di controllo del green pass non solo per i genitori che sostano un tempo più lungo (il nostro Comune ha richiesto prima del Decreto il green pass ai genitori, per il periodo dell’ambientamento), ma anche per il quotidiano accompagnamento e ritiro, Lei sa bene che comporterà che ci saranno genitori che non potranno più mettere piede nella struttura e ciò per bambini di questa età provoca una situazione che in quanto pedagogista e coordinatrice da 20 anni di nidi e scuole dell’infanzia ritengo inammissibile.

Questo comporta che ci saranno bambini/e che entreranno serenamente accompagnati e bambini/e per i quali dovremo istituire un “banco di accoglienza” all’esterno, che richiama la ruota degli orfanotrofi di antica e triste memoria, di molto precedente alla Dichiarazione universale dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza. L’alternativa è un ingresso all’esterno per tutti, con raccolta di tutti/e i bambini/e in un unico orario, cosa che altrettanto non riesco a considerare proponibile per bambine/i di quest’età e le loro famiglie e che metterebbe fortemente in difficoltà chiunque, con bimbi che piangono, uno o massimo due adulti docenti presenti , problematiche di spazi, e tanto altro.

Questo lede il diritto fondamentale dell’infanzia alla tutela della sua salute, consapevoli che il concetto di salute è ampio e comprende non solo l’incolumità fisica.

Questo non considera l’impossibilità per i servizi 06 di avere personale educativo sufficiente per stravolgere le modalità di accoglienza o per accogliere in luoghi differenti gruppi di bambini i cui genitori si trovano in condizioni differenti rispetto al green pass: ricordo infatti che nei servizi educativi esiste una turnazione oraria del personale, per poter coprire l’intera giornata, pertanto non sono tutti presenti negli orari di accoglienza e consegna dei bimbi.

Questo va contro qualsiasi principio non solo pedagogico, ma anche di confronto con la realtà e i dati anche della pandemia: nei bar, nei treni regionali, nelle toilette dei ristoranti, nei supermercati, si può entrare senza green pass. 
Nei nostri servizi abbiamo fin dallo scorso anno adottato tutte le misure necessarie per una prevenzione dei contagi, che comportano distanziamento tra adulti, obbligo della mascherina, igienizzazione mani all’ingresso, scaglionamento degli ingressi con valutazione del numero massimo di genitori ammessi contemporaneamente nei locali dove sono presenti gli armadietti dei bambini, aerazione dei locali, ecc.

I genitori non entrano più in sezione, purtroppo, ma questo è necessario, e si sono ormai abituati all’invito di fermarsi non oltre 10 minuti all’interno della struttura durante questi momenti, le educatrici/insegnanti si prodigano per allestire contesti e materiali adatti all’accoglienza di bambini/e… Tutto ciò però rimanendo attente a mantenere una situazione serena anche per i bambini già accolti, che hanno bisogno della presenza dei loro educatori/insegnanti.

Come ritenete si possa attuare dunque un’accoglienza che non leda i diritti dei bambini, in seguito al Decreto 122 di venerdì scorso? Quali sono i dati che vi hanno portato a pensare sia necessario il green pass anche per 10 minuti di transito, mentre si può stare al bancone del bar a bere un caffè e chiacchierare senza necessità di green pass?

Il mio è un accorato appello a riconsiderare questo aspetto del Decreto, che comporterebbe un arretramento forte della qualità dei servizi educativi, scatena guerre intestine tra i genitori, lascia noi gestori dei servizi dentro una situazione di invivibilità, difficoltà organizzative enormi, quando già tutto il resto, proprio per tenere aperti i servizi e alta la qualità in questa situazione, comporta moltissime fatiche e investimenti.

Ringraziandola per l’attenzione, invio i più distinti saluti.

Daniela Ghidini

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