Politica scolastica

LIP scuola: raccolta firme fallita per scarsa partecipazione docenti

Il fallimento della raccolta delle firme per la Legge di iniziativa Popolare Per la Scuola della Costituzione sarebbe dovuto a due diverse ragioni: responsabilità oggettiva del Comitato promotore e scarsa partecipazione dei docenti: lo evidenzia il Comitato stesso in un comunicato diffuso dopo lo svolgimento della assemblea nazionale del 28 ottobre scorso.

 “A dispetto a dispetto della mancata raccolta firme – scrive il Comitato – siamo affezionati all’acronimo Lip e proponiamo di mantenerlo”.
La LIP, dunque, no muore, anzi – come annuncia il Comitato – potrebbe diventare una associazione o “un soggetto agile più ampio”  aperto a coloro che si riconoscano in alcune finalità irrinunciabili, a partire da una “attività di pedagogia costituzionale, che ricostituisca il tessuto connettivo di una professione e di una professionalità che paiono aver smarrito questo requisito fondativo, basato sul mandato costituzionale che ciascuno di noi ha, il formare cittadini consapevoli”.

Ma sarà anche importante, d’ora in poi, effettuare un accurato “monitoraggio delle politiche e degli interventi che contravvengano al dettato costituzionale”.

“Per quanto riguarda la strettissima attualità – sottolinea ancora il Comitato – ci pare che il processo di regionalizzazione dei sistemi scolastici in Veneto, Lombardia, Emilia rappresenti l’esito ultimo e drammatico di un percorso inaugurato da decenni, e che ha visto, in una erronea interpretazione del principio di autonomia costituzionalmente determinato, l’ autonomia scolastica, così come essa si è concretizzata in una logica mercantile e aziendalistica, grimaldello fondamentale per scardinare l’unitarietà del sistema scolastico nazionale”.

“Pertanto – dichiarano i docenti della LIP– non accetteremo di dichiararci insegnanti regionali, continuando a restare fedeli al secondo comma dell’art. 33 della Costituzione; noi siamo e resteremo insegnanti della Repubblica italiana e chiediamo a tutte/i di fare fronte comune per una battaglia incisiva che annulli questo pericolo, mirando ad una riappropriazione da parte dei docenti di una precisa identità politico-culturale, che trovi le proprie radici e il proprio mandato nella Costituzione repubblicana antifascista”.

Il Comitato annuncia infine di voler promuovere un convegno sulla professionalità dei docenti e sulla responsabilità che tutti dovrebbero “assumere rispetto alla deriva di civiltà che il nostro Paese sembra avere imboccato”.

“La riflessione sulle insufficienti raccolte firme e sulla condizione di generale acquiescenza alle politiche scolastiche che i vari governi stanno imponendo alla scuola italiana – conclude il Comitato – meritano riflessione: sembra che gli insegnanti stiano rischiando di abdicare, coscientemente o meno, alla propria funzione di trasmissione dei valori costituzionali e di membri di una comunità intellettuale orientata dalla e alla libertà di insegnamento, lasciando troppo spesso posto alla condiscendenza e trasmissione acritica di valori e pratiche di volta in volta dominanti”.

Manca nel documento – a nostro modesto avviso – un tentativo di analisi su un dato importante: nel maggio 2015, quando la scuola italiana, si fermò quasi tutta per protestare con l’imminente approvazione della riforma della “Buona Scuola” pareva che gran parte dei docenti fossero pronti a difendere valori costituzionali e non solo; come si spiega che in poco tempo i docenti hanno “abdicato” a questo compito?
Così come manca una prima risposta ad un altro interrogativo: quali alleanze la LIP intende costruire di qui in avanti, considerato che quelle praticate fino ad ora non sembrano aver portato buoni risultati?

Reginaldo Palermo

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