Il Covid – 19, come una psicoanalisi collettiva, non insegna nulla. O quasi. Come è possibile che nella euforia della didattica a distanza e # hashtag la scuola non si ferma siano scomparsi tutti gli studi e le ricerche sui risultati dei danni da WiFi.
C’erano una volta quelli d’accordo sul fatto che provochi insonnia, inappetenza, senso di vertigine e ansia generalizzata. E adesso non ci sono più. Come è possibile che adulti responsabili non accennino a dubbi circa la salute e il benessere dei nostri giovani studenti. Qualcuno lamenta stress per compiti eccessivi da svolgere e tutti a chiedersi come mettere assenze, voti e quant’altro basta. Non è già abbastanza la tranquilla paura e la sconvolta quotidianità? Non c’è alternativa è vero, abbiamo la didattica a distanza, ma che sia fatta in modo intelligente.
Anche la valutazione sia dolce e tradotta in parole che curano , che senso hanno i voti, oggi. I nostri ragazzi vanno ascoltati e supportati e la scuola sia creativa e educante.
La scuola è un diritto e deve eliminare barriere ma restano le due Italia e il problema infrastrutturale. E, allora, se l’anno scolastico è valido, siamo seri non usiamo vecchi arnesi in una rivoluzione digitale tutta da scoprire. E qualcuno coraggiosamente dica: ragazzi è dura ma l’anno scolastico è una parvenza della perduta normalità, recupereremo domani. Come attribuire debiti e crediti e francamente me ne infischio, parafrasando un classico della cinematografia, la lezione di apprendimento è servita quando insieme ne usciremo salvi.
Poche ore sulle piattaforme e tanta educazione alla salute e alla cittadinanza con un approccio veramente pluridisciplinare per cittadini consapevoli e umani.
La bellezza di un silenzio e l’imbarazzo di apparire in un monitor sono valutabili è la capacità di restare umani. La relazione è complessa in rete e non sparisce, fortunatamente, è uno sguardo smarrito è un sorriso impacciato.
La scuola non dimentichi la sua natura.
Rosaria Scaraia
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