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Maestre o “mostre”? Rendiamo la scuola un luogo vivibile

Il lavoro dell’insegnante è diventato particolarmente stressante da quando sono aumentati fenomeni come classi pollaio, infrastrutture e strumenti deficitari, aumento dei casi di disagio, invadenza delle famiglie, perdita di autorevolezza e prestigio, pressione burocratica crescente e solitudine reale o percepita come senso d’abbandono da parte dei dirigenti e delle autorità..il tutto condito con retribuzioni degradanti e assenza di gratificazioni meritocratiche.

In questo quadro desolante si innestano i recenti e reiterati casi di violenza sui bambini da parte di maestre soprattutto del settore Infanzia, quello secondo me più usurante in assoluto.

Premesso che nessuno può e deve giustificare atti violenti credo che però alcune domande bisognerebbe porsele dal momento che è difficile credere che si stia diffondendo improvvisamente un’epidemia di violenza gratuita così contagiosa da impestare scuole di tutta Italia…le maestre non sono come le balene che improvvisamente e misteriosamente impazziscono e si spiaggiano, le maestre sono esseri umani come gli altri, con figli da crescere, genitori anziani da accudire, malattie da curare, pensieri, problemi, nottate insonni e giornate storte da raddrizzare.

Poi, udite udite, anche le maestre invecchiano e vedono scemare entusiasmo ed energie, memoria e resistenza, ma i 30 bambini urlanti sono ancora lì e pretendono le stesse attenzioni e la stessa forza di quando avevi 30 anni, anzi di più perché devi aggiornarti per stare al passo coi tempi e non apparire loro come un dinosauro.

Allora può succedere che un giorno ti alzi e non ce la fai più ad indossare grembiule e sorriso e fare finta di niente, succede che un giorno mentre guidi verso la scuola ti viene voglia di girare la macchina e fuggire lontano, succede che le voci gioiose dei bambini ti sembrano sirene laceranti, che il loro pianto ti manda in tilt il cervello e le loro richieste esigerebbero che tu ti sdoppiassi o ti triplicassi…succede semplicemente che non ce la fai più, come nessuna sessantenne o oltre ce la farebbe a gestire contemporaneamente per ore 25 nipotini e allora o vai in depressione e ti spegni o la tua testa sbrocca e non risponde più ai comandi.

Tutto ciò non succede in un giorno e bisognerebbe cogliere ed interpretare precocemente i primi segnali e prevenire piuttosto che giudicare e condannare sbattendo il mostro in prima pagina quando ormai il danno è fatto.

Rendere la scuola un luogo vivibile, formare classi dal numero umanamente gestibile, creare team di docenti con funzioni di sostegno e controllo, affiancare i docenti con figure professionali in grado di cogliere i primi segni di disagio e soprattutto abbassare l’età pensionabile per uno dei lavori più usuranti in assoluto.

Le telecamere? Dubito che possano impedire ad una maestra di impazzire…al massimo filmeranno un reality su un’agonia.

 

Antonella Currò

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