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Mala tempora et pugiles: considerazioni sull’emergenza educativa pugilistica nella Scuola

Il cane che morde l’uomo non fa notizia; l’uomo che azzanna il cane, sì. Alunni e genitori “pugili” nei confronti di un docente, purtroppo, non occupano più le prime pagine delle testate cartacee oppure online; il prof. che assesta un pugno a uno studente riapre drammaticamente il dibattito sull’“Emergenza educativa” che dilaga nella Scuola del Terzo Millennio. La reazione violenta e ingiustificabile del collega, è figlia del burnout generato dallo stillicidio quotidiano di mancanza di rispetto e/o aggressioni da parte di non pochi alunni-madri-padri nei confronti dei docenti. Senza dimenticare il sentirsi non-difesi dal proprio preside, non di rado schierato apertamente a fianco dei genitori aggressori contro l’insegnante aggredito. In sintesi, il grave e triste evento costituisce un “campanone” d’allarme anche per il neonato Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Dissento profondamente da alcuni pareri, artatamente assolutori, riportati dagli organi di informazione scolastica: il docente che colpisce con un pugno il discente deve essere licenziato in tronco, senza se e senza ma, incarcerato e sottoposto a processo. Ma lo stesso identico trattamento va applicato agli studenti sopra i 14 anni e ai genitori che aggrediscono con sempre maggiore frequenza insegnanti, collaboratori scolastici, personale Ata e presidi. L’impunità deve essere spazzata via: il “buonismo” e l’incultura del “poverino”, peculiari dei Governi di Sinistra, hanno distrutto il 50% della Scuola Pubblica della Repubblica Italiana. La distruzione dell’altro 50% è imputabile ai Ministri dell’Istruzione dei Governi di Destra che, con pesanti tagli al Fondo d’Istituto e agli Organici, ingestibili classi-pollaio e ingovernabili Autonomie scolastiche “monstre”, hanno collocato l’Istruzione all’ultimo posto delle attività utili a incrementare il Prodotto Interno Lordo della Nazione.

Psicologi e pedagogisti “alla moda” perseverano nell’indicare alla Scuola la rimozione degli ostacoli, che solitamente si presentano nel percorso didattico di alunne e alunni scarsamente impegnati nello studio, al fine di garantire la promozione garantita a tutti, magari utilizzando i giudizi al posto dei voti numerici. Gli stessi “Maîtres à penser” aborrono le sanzioni disciplinari, perché potrebbero “traumatizzare” gli studenti ineducati o bulli che aggrediscono i compagni di classe e/o i docenti, sia verbalmente che fisicamente. Lo Stato, infine, non proclama con l’indispensabile chiarezza il ruolo di “Pubblici Ufficiali” di insegnanti, presidi e di tutto il personale scolastico, sanzionando con un congruo numero di anni di carcere chi li aggredisce, ormai quasi quotidianamente. Urgono tre interventi a costo zero: modifica dello Statuto delle studentesse e degli studenti, con l’introduzione della sospensione immediata in “flagranza di reato” a carico di alunne e alunni bulli responsabili di atti contro altri studenti, e/o di oltraggio-aggressione ai “Pubblici Ufficiali” in servizio nella Scuola; ripristino del valore educativo del voto in condotta, che dovrà avere un peso determinante nell’ammissione alle classi successive a all’Esame di Stato; arresto, incremento della pena detentiva e sostanziose sanzioni pecuniarie per chi oltraggia e/o aggredisce docenti, collaboratori scolastici, presidi, DSGA e personale di Segreteria.

Qualora non si ponessero in atto, quanto prima possibile, gli interventi concreti sopra descritti, si avvererebbe il pensiero di Cicerone: “Mala tempora currunt sed peiora parantur”!

Antonio Deiara

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