Attualità

Maturità 2023, si parla solo dei licei. E gli altri indirizzi?

Oramai è una consuetudine consolidata. Quella di parlare delle prove degli esami di maturità come se esistessero solo i licei. In particolare i licei classici e scientifici. I giornali ed i siti sono pieni di rimandi a questi due licei, nel silenzio assordante di tutti gli altri.

E tutti gli altri indirizzi, appunto, di scuola superiore?

E’ un conto lungo. Gli indirizzi liceali, ad esempio, sono sei, ma diversi sono poi i sottoindirizzi. Pensiamo al liceo delle scienze applicate e a quello sportivo rispetto al liceo scientifico.

Per non dire degli indirizzi tecnici e professionali. Una volta ne ho contati 31, tra indirizzi e sottoindirizzi.

Eppure si parla solo di quelli che hanno fatto la storia del liceo italiano, da Gentile in poi, la cui riforma compie quest’anno i cento anni. A quel tempo, fino agli anni sessanta, erano pochissimi gli studenti delle superiori.

Ricordo che il mio liceo Brocchi a metà degli anni sessanta contava meno di 200 studenti, oggi sono 2.200.

Nel frattempo la scuola superiore si è aperta a tutti, dopo che nel 1962 venne costruita la scuola media unitaria che conosciamo ancora oggi, anche se non con le stesse materie.

Si è aperta a tutti, per offrire reali pari opportunità, nel rispetto, come si dice oggi, delle “intelligenze multiple”, cioè delle diverse forme di intelligenza, di abilità, di capacità, di competenza, di passione, di sensibilità.

Sarebbe importante riconoscere anche a livello pubblicistico questo corretto pluralismo di intelligenze, perché poi ogni proposta culturale venga intesa in modo rispettoso verso ogni studente e studentessa. Sapendo che, al dunque, cultura e formazione non si lasciano concentrare sul mero possesso delle informazioni o nozioni, ma sulla concreta possibilità di problematizzazione.

In altre parole, ogni studente dovrebbe imparare a scuola non solo a conoscere i temi proposti, ma, soprattutto, a studiarli e a discuterli  ponendosi domande aperte su senso, valore, significato, mettendo poi a confronto proposte e interpretazioni. Per quello spirito di ricerca che è il vero obiettivo di una scuola che voglia tentare ogni giorno di rinverdire, come ci avevano insegnato l’accademia di Platone ed il liceo di Aristotele, una cornice culturale capace di incrociare sensibilità, passioni, modi di essere.

Dovremmo dunque, quando parliamo di scuola, almeno immaginare, al di là di situazioni limite e fragilità che ben conosciamo, anche quanto di buono e innovativo ritroviamo in tutti gli indirizzi di scuola superiore. Al di là delle aule, degli spazi, delle tecnologie.

E’ la forza del modello umanistico della nostra scuola, diverso da altri modelli non solo europei, più legati al frammento e al culto delle analisi, che alla capacità di cogliere nessi e relazioni, propria della nostra tradizione, oltre le materie, gli indirizzi di studio, gli strumenti. Sapendo che, come sempre, la vera forza innovativa è sulle idee e sul senso della ricerca. Per cui non è detto che la migliore scuola sia quella che le LIM ed i computer di ultima generazione, con buona pace dei fondi PNRR. La migliore scuola è quella che rende concreta la passione culturale capace di coinvolgere tutti, ognuno secondo la propria sensibilità e responsabilità.

Insomma, non si fa cultura solo al classico e allo scientifico, ma anche studiando meccatronica, indirizzo forestale, o amministrazione e marketing, o grafica, o qualsiasi altro indirizzo. Il problema, dunque, non è l’indirizzo, ma fare bene scuola.

Gianni Zen

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