Politica scolastica

Mense e tempo pieno non partono in 1 scuola su 4

Il Tempo pieno in moltissime scuole, per causa del Covid, non sarebbe stato più ripristinato, lasciando così almeno 250mila famiglie nel caos.

Il motivo sarebbe la mancanza dei docenti, perché non si potrebbero  garantire né i turni né le vecchie compresenze, tanto  da rendere impossibile sia la giornata con lezioni in presenza per 8 ore e sia la mensa. 

Infatti, per accompagnare una classe mediamente di venti alunni verso la mensa, serve, in tempo di covid e di responsabilità per le scuole, un altro docente o un bidello che possa sorvegliarli. Lo stesso vale a tavola, dove il distanziamento impone che i locali mensa siano ampi per consentire le giuste distanze.

Adottare il lunch box poi, per le scuole sarebbe inoltre estremamente difficoltoso a cui si aggiunge un aggravio di lavoro per le ditte di ristorazione e un aggravio di spesa. 

Infatti, se un pasto costa in media 4,5 euro al giorno tutto compreso, sarebbe impossibile ora farci rientrare anche il nuovo vassoio da asporto o i piatti monouso. Senza contare che per molte ditte, come sottolineato dall’Associazione della ristorazione collettiva, con il lunch box si rischia di far scadere la qualità del pasto e di allontanarsi dal gusto degli studenti.  

Dunque 1 scuola su 4  partirebbe senza tempo pieno e senza mensa, mentre crescerebbe il numero delle Regioni e delle singole istituzioni scolastiche che chiedono il rinvio della data di apertura a dopo lezioni. 

«Purtroppo – spiega Mario Rusconi al Messaggero – almeno una scuola su 4 non riesce a garantire il tempo pieno in questa fase di ripartenza. Tutto dipende dai docenti che devono arrivare e dagli arredi, come i banchi singoli, necessari per evitare sdoppiamenti e turni orari. In questo modo salta anche la mensa, per le famiglie si tratta di un servizio molto importante su cui contare. E’ una realtà che riguarda tutta l’Italia a macchia di leopardo ma probabilmente nelle regioni del Sud si fa sentire ancora di più». 

Lo slittamento della riapertura al 24, quindi al dopo elezioni, per molti sembra la strada più semplice da seguire, anche per far arrivare il maggior numero di docenti e di arredi, e per organizzare meglio l’avvio delle lezioni.  

Pasquale Almirante

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