Circa 50 mila supplenti che a scuola hanno lavorato da una settimana a pochi mesi non hanno ancora ricevuto uno stipendio. I 64,1 milioni aggiunti ai 700 non bastano.
“Sarebbero serviti 90 milioni per coprire anche i pagamenti di dicembre: e invece anche quest’anno manca almeno un terzo delle risorse. E’ un fatto gravissimo perché chi lavora dovrebbe essere retribuito. E invece, se va bene, si riusciranno a coprire le buste paga di novembre”: tuona Francesco Scrima, il segretario della Cisl-Scuola.
Intanto nella circolare inviata dal Miur ai dirigenti scolastici si dice di effettuare tutte le operazioni per la liquidazione entro domani, il 17 dicembre, “in proporzione una quota parte delle somme dovute fino a concorrenza dell’importo disponibile sul POS, quale tetto massimo spendibile della scuola”. Ma, secondo Scrima, sono assegni già magri, che non superano nella maggior parte dei casi i 1000 euro, e che quindi saranno in proporzione decurtati di cifre che vanno dai 100 ai 200 euro”.
E qualche preside, denuncia la Flc-Cgil, smarrito per la imprecisa ed equivoca circolare ha deciso di decurtare l’assegno in maniera orizzontale, togliendo il 14% a tutti i supplenti brevi, cosicchè chi ha lavorato di più avrà anche un taglio maggiore.
Bisognerà forse, dicono dalle parti del sindacato, aspettare il nuovo bilancio dello Stato per percepire gli stipendi di dicembre e le eventuali tredicesime.
E Massimo Di Menna, il segretario Uil, spiega: “E’ il meccanismo stesso ad essere falsato. Perché le scuole non hanno un proprio conto corrente da cui attingere per le supplenze, ma devono fare richiesta alla Ragioneria dello Stato e attingere man mano dal plafond a disposizione. Man mano che arrivano le richieste dalle scuole, le risorse vengono erose, e da qualche anno a settembre sono esaurite. E così a gennaio il nuovo bilancio parte già in affanno, dovendo coprire le mancanze dei mesi precedenti”.
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