L’importanza della fase adolescenziale nel percorso di scoperta ed esplorazione della sessualità è nota da tempo: a fronte di un 64% di giovani che dichiarano di avere i primi rapporti sessuali tra i 13 e i 15 anni, il 59% dichiara di provare attrazioni per persone dello stesso sesso prima dei 14 anni e addirittura il 92% entro i 19 anni.
Sulla pagina del “Giornale delle scienze psicologiche” (dove è pure presente una buona presenza bibliografica per approfondire gli argomenti), un interessante articolo sull’importanza della scuola come supporto alla costruzione dell’identità sessuale e personale, così importante, viene spiegato, che i coetanei vanno a sostituire la famiglia nelle esigenze di sostegno e sicurezza.
Uno dei più grossi limiti è l’adesione incondizionata a modelli eterosessisti, dati per scontato, quale norma, con atteggiamenti omofobici di condanna, generando messaggi del tipo: ‘Puoi appartenere al gruppo solo se ti comporti o fai finta di essere eterosessuale’.
Ecco che il bisogno di accettazione porta gay e lesbiche a nascondere la propria sessualità per paura del rifiuto in cambio dei benefici che l’appartenenza a un gruppo apporta: sostegno emotivo, sviluppo delle abilità sociali, indipendenza dai valori familiari.
In una cornice omofobica di questa natura, l’omosessualità diviene da denigrare, attraverso varie forme di violenza perpetrate nei confronti delle persone omosessuali con tipi di comportamento che variano dalle aggressioni fisiche (spinte, calci, mozziconi di sigarette spenti sul corpo) fino all’esclusione sociale.
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Come individuare le caratteristiche distintive del bullismo omofobico:
Rispetto alla frequenza degli atti discriminatori, si legge ancora sul giornale degli psicologi, in una ricerca condotta su 7000 bambini di scuola primaria e secondaria in Gran Bretagna, si è rilevato che rispettivamente il 27% e il 10% erano state vittime di bullismo talvolta o più spesso; rispettivamente il 10% e il 4% una volta a settimana o più.
Sembra esservi una differenziazione della discriminazione a seconda degli indirizzi di studio: mentre si evidenziano attitudini più positive nei confronti delle differenze negli indirizzi artistici, gli studenti omosessuali degli istituti tecnici o professionali sarebbero i più discriminati.
La discriminazione può portare a vivere la scuola con disagio, aumentando l’insicurezza personale e relazionale, con mancato proseguimento degli studi e maggiore difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro.
La discriminazione omofobica portata avanti da scuola e società espone gli omosessuali a un maggior rischio di disturbi dell’umore e consumo di sostanze quali nicotina, alcool e marijuana: ammonta a un terzo il numero dei giovani omosessuali che si tolgono la vita ogni anno, con una frequenza dei tentati suicidi doppia, e la causa è spesso da attribuirsi alla stigmatizzazione sociale.
È dunque necessario incoraggiare il bambino a sentirsi bene con se stesso, resistendo alla tentazione di denigrarsi a sua volta (omofobia interiorizzata), valutando negativamente i propri pensieri e sentimenti, solo perché diversi da quelli della maggioranza.
In questo senso, spiega ancora il Giornale degli psicologi, la scuola dovrebbe essere un luogo privilegiato nel percorso di accettazione della propria sessualità e di socializzazione dei propri vissuti, visto che l’esposizione a omosessuali dichiarati può aiutare gli altri studenti a comprendere la realtà di gay e lesbiche.
Lo dimostra una ricerca su 260 studenti di college americani: la percezione degli omosessuali da parte degli altri studenti cambia dopo la frequenza di un dibattito informativo tenuto da gay e lesbiche.
Insieme alle esperienze dirette, poi, il ruolo degli insegnanti è indispensabile per aiutare gli allievi nella ricerca, definizione e accettazione della propria identità: a tal fine sarebbe importante offrire un’educazione sessuale ad ampio spettro e comprensiva di tutti gli orientamenti, già a partire dalla scuola elementare e media.
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