“Unico, triennale, espansivo, un organico che unisca ‘diritto’ e ‘fatto’, che sia strutturato su un triennio, al termine del quale le persone hanno un contratto stabile, che superi l’ottica pre-Covid”: è la proposta contenuta in un articolo a firma di Pino Turi, segretario nazionale di Uil Scuola, pubblicato sulle pagine di Italia Oggi.
Pino Turi sostiene che “l’organico non va solo aumentato riducendo gli alunni per classe ma rivoluzionato con organici pluriennali che darebbero stabilità e continuità didattica”.
E contesta le ultime decisioni del Ministero che nel presentare ai sindacati gli organici del 2021/22 ha parlato di un incremento di 5mila posti per il sostegno ma anche di una riduzione di 650 cattedre negli istituti professionali, “come se si potessero fare scambi tra categorie come saldi finanziari”.
Ma come fare, concretamente, per incrementare stabilmente e in modo strutturale gli organici della scuola?
Il segretario della Uil Scuola affronta la questione anche in termini di politica economica e sostiene che “servono politiche che agiscano sul lato della domanda aggregata, politiche keynesiane affidate a Draghi”; d’altronde – aggiunge – le premesse ci sono perché ora abbiamo a disposizione uno stanziamento di 209 miliardi per consentire al Paese di rilanciare la crescita.
“Gli organici fatti anno per anno – conclude Turi – sono anacronistici e fanno partire l’anno scolastico con mesi di ritardo, farli per tre anni, come proponiamo noi, significa ridurre i tempi per anticipare l’avvio del nuovo e di tutti gli anni a venire. Sarebbe meglio per tutti cambiare registro. A legislazione vigente la scuola parte a dicembre. Noi non ci vogliamo rassegnare e pensare che si possa recuperare tempo e spazi, ma servono politiche nuove”.
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