Categorie: Politica scolastica

Organico dell’autonomia una grossa presa in giro

Da anni si era in attesa del superamento tra organico di diritto e fatto con l’introduzione dell’organico dell’autonomia, ma adesso le cose non vanno affatto bene.

Infatti è dall’approvazione della legge n.5 del 9 febbraio 2012, all’art.50 che era stata prevista la definizione di un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico.

La legge su citata prevedeva anche la costituzione di reti territoriali tra istituzioni scolastiche, al fine di conseguire la gestione ottimale delle risorse umane, strumentali e finanziarie.

Con la legge 107 del 13 luglio 2015, queste norme sono state identicamente riprese e l’organico dell’autonomia è diventato realtà a partire dall’anno scolastico 2016/2017.

Eppure, come sostiene lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi, sono stati investiti alcuni miliardi di euro per introdurre oltre 55mila posti di potenziamento da aggiungersi all’organico di diritto, senza nemmeno ottenere il consenso degli stessi docenti della scuola. Infatti gli insegnanti considerano l’organico dell’autonomia una grossa presa in giro che di funzionale non ha proprio nulla.

Questo organico dell’autonomia è servito a fare entrare in ruolo, questo è il parere diffuso della maggioranza degli insegnanti, molti precari che da decenni erano parcheggiati nelle graduatorie ad esaurimento. Il vero motivo dell’introduzione di tutti questi posti di potenziamento è dovuto ad una sentenza della Corte di Giustizia europea, che condannava pesantemente l’Italia per abuso dell’utilizzo reiterato dei docenti precari. Quindi l’organico dell’autonomia nasce per l’esigenza di porre riparo ad un reato amministrativo, che avrebbe comportato, per l’Italia, una salatissima multa di almeno 4 miliardi di euro.

In molte scuole italiane gli insegnanti assegnati ai posti di potenziamento si lamentano perché si sentono declassati. Infatti i docenti di potenziamento, a loro dire, con qualche sporadica eccezione, sono utilizzati come “tappabuchi” o a svolgere progetti evanescenti. Capita anche che alcuni Dirigenti scolastici abbiano assegnato i posti di potenziamento a docenti titolari da anni nella scuola, dando invece le classi a docenti neofiti. In buona sostanza l’organico dell’autonomia, che è costato circa 1,5 miliardi di euro, sta creando critiche, mal di pancia e problemi inaspettati.

Infine, bisogna sapere che, almeno è quello che abbiamo constatato nell’anno scolastico 2016/2017, i posti di potenziamento stanno surrogando quelli di diritto laddove c’è una contrazione dell’organico della scuola. In buona sostanza laddove c’è la perdita di un posto per calo di iscrizioni, il posto di potenziamento è servito, con funzionalità primaria, a salvaguardare la titolarità e non il fabbisogno delle scuole. Di questo passo fra 4 anni il potenziamento sarà pienamente riassorbito all’interno dell’organico di diritto, e l’organico dell’autonomia sarà soltanto un lontano ricordo.

Nel frattempo si saranno create stabilmente le reti di ambito e i docenti si troveranno ad essere utilizzati, fuori dagli schemi e dai ruoli che fino ad oggi abbiamo conosciuto, tra varie scuole della stessa rete.

Lucio Ficara

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