Categorie: Precari

Pas “sione” senza fine!

L’assenza di regole centrali precise sta generando, come al solito, preoccupazione e indignazione, vista che, l’incapacità del Miur di coordinamento e di progettazione di regole univoche e precise determina permette libertà interpretativa e soluzioni estemporanee. È il caso del congelamento dei Pas, questione sollecitata da una delegazione Adida già nel novembre scorso, mai definita con chiarezza e sulla quale, pur richiamando spesso l’attenzione di dirigenti e funzionari del Ministero, non si è mai giunti ad una precisazione e alla definizione di procedure chiare per tutte le Università.
Non sappiamo se altri atenei hanno pubblicizzato le procedure attuate, neanche se le hanno previste, ma eclatante ed esemplificativo ci appare il caso dell’Università di Tor Vergata, dove il congelamento dei Pas, per giustificati e ottimi motivi è concesso, non senza condizioni. Leggiamo infatti che “gli interessati potranno essere ammessi alla frequenza dei medesimi percorsi formativi solo ed esclusivamente alla condizione che venga attivato il secondo ciclo dei percorsi di Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) per la medesima classe di abilitazione dell’istante nell’ambito del quale verrà svolto il Percorso Abilitante Speciale”.
Ma ragioniamo con ordine, come siamo da sempre abituati a fare: riconoscendo che almeno, a cercare una soluzione, “ci hanno provato”, non possiamo non rilevare contraddizioni rispetto alla regola dei Pas e non sollevare l’ennesima protesta di fronte all’ennesima problematica che li accompagna. Chi ha redatto il testo, si è reso conto che più di un congelamento, così come è stata posta la questione, si tratta di un’espulsione? Se l’intenzione dell’Ateneo, infatti, è quella di ammettere i docenti sospesi “solo ed esclusivamente alla condizione che venga attivato il secondo ciclo dei percorsi di Tirocinio Formativo Attivo (Tfa)”, nella medesima classe di concorso, quali garanzie sta prospettando ai “congelati”? Praticamente nessuna, visto che del decreto che dovrebbe istituire i Tfa non si sa nulla di certo, che le università, hanno piena discrezionalità
su quali classi di concorso attivare o on attivare, che i Tfa stessi, secondo le discordanti dichiarazioni che hanno fatto gli ultimi tre ministri dell’istruzione, potrebbero persino non partire. Inoltre, non si era forse stabilito che i Pas fossero distribuiti su tre anni, come lo stesso scaglionamento, illogico e irrazionale anch’esso, ha confermato? E infine, i Pas, non dovrebbero essere attivati obbligatoriamente su tutte le classi di concorso, per porre fine allo scriteriato quanto inaccettabile sfruttamento del precariato di III fascia?
In ultimo, e non per importanza, vorremmo portare l’attenzione su un altro grave problema, quello degli “idonei non ammessi” ai Tfa della scorsa edizione. Comprensibilmente e condivisibilmente, si sono sentiti offesi e colpiti per l’ennesima situazione che li vede esclusi da un ragionamento sistemico in termini di formazione, in grado di garantire ordine ed equità. A causa dell’inefficienza del Miur, infatti, che non ha saputo prevedere neanche dei correttivi in corso d’opera, per redistribuire le migliaia di posti rimasti non assegnati nella passata edizione dei Tirocini Formativi Attivi, un gruppo non quantificato di aspiranti docenti, risultati appunto idonei ai test selettivi ma non ammessi perché non i posizione utile rispetto ai posti messi al bando, non riesce a trovare una risposta dal Miur alla propria istanza legittima, cioè quella di poter accedere ai prossimi Tfa, senza effettuare nuovamente le selezioni. Non si può certo dire che non vogliano essere valutati, visto che a tale rituale si sono sottoposti già una volta riportando anche ottimi risultati. Ed è certo
che non vogliano qualcosa di “non dovuto”, visto che, come detto già, migliaia di posti banditi sono rimasti vuoti, visto che il decreto che aveva istituito i Tfa vincolava i candidati ad una sola sede. Semplicemente chiedono di non pagare lo scotto della mancata lungimiranza e dell’incapacità del Miur di coordinamento in più momenti dimostrata. E tale richiesta tiene conto dell’intenzione del Miur di costituire una graduatoria nazionale, proprio per correggere gli errori dell’edizione passata. Eppure al Miur, nonostante le numerose richieste, menziona, quale problematica esistente e da risolvere, questa categoria di persone, fantasmi residuali di un sistema inefficace. Crediamo sia veramente colma la misura! Non si può pensare che settori tanto delicati come quelli della formazione e del reclutamento dei docenti siano sempre trattati con superficialità e inefficienza e non è neanche più ammissibile che a pagare siano sempre gli stessi, gli “ultimi” i quali, per ottenere qualcosa, se ritengono di avere dei diritti da far valere, debbano necessariamente ricorrere alla magistratura, comportando anche un enorme spesa di denaro pubblico. Crediamo che le istituzioni debbano “servire”, non essere un intralcio alla vita dei cittadini, alla loro tutela, e ancor meno alla gestione dei passaggi formativi che li riguardano, soprattutto se questi sono resi dall’Amministrazione stessa un percorso ad ostacoli, più che un diritto costituzionale.
La voce degli altri

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